Le candele sono nere. Il cerchio è tondo e quasi perfetto, anch’esso realizzato da mani anonime con l’uso di numerose pietre.
Sono alcuni indizi che, uniti a una testimonianza orale, vedono le vecchie Domus de Janas di Pimentel, fra le più importanti della Sardegna, usate dai satanisti e da quanti amano ritrovarsi nelle vetuste cavità sotterranee per celebrare riti pagani. C’è chi accede in questi luoghi plurimillenari, modellati nella roccia per seppellire i morti, per interrogare ancor oggi l’aldilà. E non si tratta solo di ragazzi annoiati, o di coloro che vanno a bere alcolici per poi abbandonarvi le bottiglie.
Cavità create dagli uomini ai tempi della Cultura di Ozieri (3400-2700 a.C.), le Donus de Janas di Pimentel o “case delle fate”, sono parte integrante di un mondo tenebroso. Ad esse va il dovuto rispetto come del resto a tutti i siti monumentali celati sotto le nostre città, seppure ospitino persone credulone e superstiziose. Altre volte, immedesimi siti, hanno accolto quanti amano sdraiarsi su una kermesse di luoghi d’antica memoria sparsi per la Sardegna, per assurgere non meglio precisate energie.
Cagliari ad esempio, con oltre mille ipogei, ha ricevuto negli ultimi anni le incursioni degli “adoratori del male” che hanno deturpato e continuano a deturpare le sue caverne. Più volte la stampa ha dato notizia di certi avvenimenti bizzarri ed anche di animali sacrificati in onore di culti alternativi, che colpiscono molte sensibilità.
Basti pensare all’ex Ospedale di guerra in viale Merello, che si dipana per un migliaio di metri sotto viale Buoncammino. Le pareti della sua sala operatoria, dell’obitorio, della cappella per celebrare le messe, sono protetti da un tetto di roccia malandata ma zeppi di scritte ottenute con la vernice spray. Scritte blasfeme rivolte a Satana, in questi giorni, si sono arricchite di ulteriore inchiostro color sangue.
In un altare delle grotte cagliaritane, sempre a ridosso di viale Merello, si notano ceri rossi e neri ma anche parecchie siringhe. Attestano un’assidua frequentazione del sito per motivi tutt’altro che culturali, men che meno turistici. Così accade anche a Pimentel. Dove nelle Domus de Janas alle porte del paese, altarini e circoli di pietre sono cosparsi di cera. Sul terreno anche i mozziconi di candele nere. Dentro le storiche tombe sotterranee, i rimasugli di falò, con le antiche pareti di roccia annerite dai fumi. E poi l’odore acre, con i resti bruciacchiati di qualche immagine sacra. Sono la prova dell’uso smodato di un luogo da tutelare? Cagliari e Pimentel, già, con aspetti comuni. Ci sarà un legame tra i vari episodi segnalati al nostro giornale?
Marcello Polastri
Fotografie di Jacopo Norfo e Alessandro Congia










