Sardi senza pediatri o assistenti domiciliari, cure solo se paghi: “A botte di 70 euro dai medici privati”

Le emergenze negli ospedali? Sembrano bazzecole agli occhi di chi ha figli piccoli o vive paralizzata in una stamberga. Cristoforo Pia di Sestu: “Da 3 mesi senza pediatra, in caso di urgenza devo sborsare soldi per colpa dell’Asl”. Noemi Giustri di San Sperate: “Gambe ko, ho un grave handicap. Niente cure a casa e i miei muscoli, giorno dopo giorno, sono sempre più bloccati”


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A parti invertite, forse farebbero quasi i salti di gioia nel sapere che, magari, una spirometria o una colonscopia possono farla dopo mesi e mesi di attesa ma avendo la garanzia di un pediatra o di un assistente domiciliare. Invece, oltre ai disastri interni agli ospedali, la sanità sarda colleziona un caos dietro l’altro anche nei confronti di chi non ha la necessità di raggiungere il Brotzu, il Santissima Trinità, il San Marcellino di Muravera, il Marino o il Policlinico di Monserrato. Tra famiglie che vanno alla ricerca di un pediatra con il lanternino e disabili che non vedono un dottore da anni c’è da stare poco allegri. Cristoforo Pia ha 51 anni ed è di Sestu. Sposato, ha due figli, uno di appena quattro mesi e l’altro di nove anni: “Da tre mesi ci ritroviamo senza il pediatra. Prima, i miei bimbi erano seguiti dal dottor Murgia che, però, è andato in pensione. La Asl, anziché affidare i pazienti ad un altro medico, magari a quello che abitualmente sostituiva Murgia, ha pensato bene di lasciare questi bambini senza medico”, racconta. “Oltre Murgia, a Sestu ci sono altri due pediatri: uno però è massimalista e l’altro ha un metodo di lavoro che noi non condividiamo nel modo più assoluto. Noi non abbiamo fiducia come la maggior parte dei genitori dei bimbi che erano con dottor Murgia e abbiamo cercato medici fuori ambito”. Una scelta legittima, che però porta anche Pia a dover pagare: “Botte di 50 o settanta euro da medici privati, sinora ci siamo dovuti rivolgere a loro due volte. Ne ho trovato uno a Elmas, ma chi non è stato fortunato come me è obbligato a cercare un medico a Cagliari o addirittura a Decimomannu. Quindi, se un bimbo ha una emergenza dobbiamo portarlo a Decimomannu. La Asl vuole quasi obbligarci ad andare con un medico dal quale nessuno vuole andare. Un paese con un numero di abitanti come Sestu dovrebbe avere diversi medici a cui potersi rivolgere. Ci sono tantissimi medici di base per adulti e non capisco come mai per i bambini non ci siano medici. In tutto questo il comune di Sestu è totalmente assente, ci hanno lasciato ad arrangiarci da soli”.
Va peggio a Noemi Giustri, 46enne di San Sperate. Semiparalizzata dopo una sepsi, attende ancora che un medico varchi la porta della sua abitazione. Che, però, rende più l’idea se si definisce stamberga: “Da agosto sono a tutti gli effetti invalida civile totale al100% con accompagnamento di inabilità e Legge 104. Le assistenti sociali del comune di San sperate, dove risiedo, mi hanno negato qualsiasi tipo di richiesta. Loro non si occupano di richieste abitative, non hanno immobili e non se ne occupano. Secondo loro”, denuncia la Giustri, “dovrei rivolgermi all’Area di Cagliari. Non posso attivare l’assistenza domiciliare integrata, da un anno e quattro mesi sono a letto o in carrozzina e la mia muscolatura si sta addormentando. Visto che per legge dovrei essere tutelata in quanto persona fragile con handicap grave, a chi mi devo rivolgere per poter vivere dignitosamente e non in una casa abbandonata dove le mura cadono a pezzi, visto che è una costruzione di oltre 70 anni fa, fatta con fango e paglia? Soffro di asma bronchiale allergica e ho allergia a entrambi gli acari della polvere con valori massimi. Cosa mi devo aspettare per quest’inverno, oltre al fatto che non c’è riscaldamento e sono immobile? Sto soffrendo ogni giorno di più di ansia”.


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