Sardegna, l’isola che uccide in curva: viaggio nelle strade del silenzio. Numeri drammatici quelli dei morti a causa degli incidenti che macchiano statali e provinciali di sangue. Le distrazioni e le imprudenze di chi guida si amalgamano con asfalto trivellato, assenza di segnaletica orizzontale, verticale e insidie nascoste dopo una curva o lungo il rettilineo. L’ultimo sinistro mortale è avvenuto solo due giorni fa, un giovane di Selargius ha perso la vita e il cugino è ricoverato in gravi condizioni al Brotzu. Una questione che impone una riflessione a 360 gradi senza tralasciare alcuna possibile causa come le condizioni delle strade sulle quali si viaggia ogni giorno. “La Sardegna è terra di bellezza, ma anche di asfalto che tradisce. Non è folklore, non è fatalità: è una strage silenziosa che si consuma ogni anno tra provinciali dimenticate, segnaletica fantasma e guardrail mancanti” spiega Roberto Marotta, blogger di “Sardegna tra curiosità e cultura” che racconta l’isola dei nuraghi.
“Meno traffico, più morti. Un paradosso che non fa rumore, ma che esige verità e azione.
Le statistiche ufficiali parlano chiaro: la Sardegna ha uno dei più alti tassi di mortalità stradale in Italia. Ma dietro i numeri ci sono vite spezzate, famiglie distrutte, croci ai bordi delle strade.
E una politica che, tra piani triennali e fondi stanziati, continua a ignorare il cuore del problema: la sicurezza reale, vissuta, quotidiana.
Prendi la SS131, la Carlo Felice: arteria vitale, ma anche trappola per chi la percorre di notte o sotto la pioggia.
O la Orientale Sarda, dove ogni curva è una scommessa. E poi le strade che collegano i paesi, quelle dove il tempo si è fermato, ma il rischio corre veloce.
Il vero scandalo? Nessuna mappatura pubblica dei punti critici, nessun coinvolgimento delle comunità locali. I cittadini conoscono ogni buca, ogni incrocio pericoloso, ogni tratto dove “ci scappa il morto”. Ma non vengono ascoltati. E intanto si parla di mobilità sostenibile, di ciclabili, di turismo lento. Lento sì, ma verso il pronto soccorso.
Nel 2023, a Sassari, si è parlato di sicurezza urbana in una Summer School. Titolo accattivante, relatori brillanti.
Ma fuori dalle aule, la realtà è fatta di ambulanze e sirene.
E nessuno ha ancora spiegato perché in Sardegna si muore più che altrove, nonostante il traffico sia minore”.
Le condizioni delle strade in Sardegna, insomma, tra “segnaletica assente, guardrail mancanti, curve non segnalate come fattori che contribuiscono alla pericolosità di molte tratte. Naturalmente, una componente fondamentale è anche la distrazione alla guida: l’uso del cellulare, la velocità e il mancato rispetto del codice della strada sono cause dirette e gravi di incidenti. La riflessione nasce proprio dall’intreccio tra infrastrutture carenti e comportamenti rischiosi”, un mix fatale che miete vittime, ogni giorno.












