Sanità “impossibile” a Cagliari, al Brotzu malati nei corridoi e visite fantasma: “Ci salviamo solo se paghiamo le cure”

Infermieri e Oss l’hanno anticipato, i parenti dei pazienti lo confermano. Tanti reparti nel caos nel più grande ospedale sardo. Tamara Pusceddu: “Mia suocera allettata e senza stanza, ha pure preso il Covid”. Daniela Sanna: “Rischio un’aritmia al cuore, unico holter rotto: me lo farò mettere in ambulatorio, ma come fa chi non può pagare?”


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La sintesi estrema è una: “Ci salviamo solo pagandoci le cure”. Che comprendono anche strumenti adatti a prevenire possibili infarti e medicinali che possono bloccare perdite di sangue dall’utero ma evitare, in parallelo, di finire nel girone infernale degli ospedali. Tra quelli che se la stanno passando peggio, in Sardegna, c’è il Brotzu. Il più grande e il più colpito dall’emergenza. Meglio, dalle emergenze. Gli infermieri e gli Oss l’hanno anticipato mettendoci la faccia, venerdì scorso. Nelle ultime ore la nostra redazione ha ricevuto varie testimonianze che coincidono con i racconti fatti da chi lavora in mezzo ad urgenze continue. Tamara Pusceddu ha la suocera, Mula Maria, 82 anni, nel reparto di Medicina 1 da più di due settimane. “Ma non in stanza, nel corridoio. Almeno, così era sino a mercoledì scorso, quando in seguito ai test hanno scoperto casi Covid, e anche mia suocera è risultata positiva. Ha una infezione alla vescica, trascurata perché l’hanno portata con l’ambulanza per tre volte al Santissima Trinità e i dottori l’hanno sempre dimessa dicendo che bastavano medicinali e pomate. Invece è peggiorata. Ho chiamato in reparto per chiedere informazioni, ho ricevuto risposte scortesi”, racconta la Pusceddu, che avrebbe anche registrato le telefonate. “Volevo solo avere informazioni su mia suocera, è anziana e debole. Sedici giorni fa stava urinando sangue e, appena mezz’ora prima, non volevano nemmeno ricoverarla. Quasi quasi è meglio, davvero, pagare e farsi visitare in privato”.
Un malessere, il cuore che fa le bizze e la necessità di vederci chiaro da un punto di vista medico ha portato Daniela Sanna, 27enne cagliaritana, a rivolgersi al Brotzu: “E ho vissuto una situazione assurda. Durante una giornata lavorativa sono stata male e mi sono recata nella farmacia accanto al posto di lavoro, dove hanno rilevato una forte tachicardia e una fibrillazione che mi hanno portato ad un episodio presincopale. Successivamente, mi sono recata in ospedale e mi hanno effettuato un prelievo venoso e un ecg. Qualche giorno dopo mi son recata dalla cardiologa, in privato a pagamento, mi ha prescritto l’applicazione del dispositivo holter, analizza il battito cardiaco costantemente, per monitorare possibili aritmie”, racconta.  “La cardiologa mi disse di prenotare al reparto di cardiologia del Brotzu, per poi applicarlo li nel loro reparto. A distanza di un mese, 5 giorni prima dell’applicazione dell’holter”, ecco servita la beffa: “Sono stata contattata dal reparto e mi è stato detto che l’apparecchio è rotto, non ne dispongono di altri e non sanno quando lo compreranno, pertanto non potevano riprendere l’appuntamento. È inaccettabile che un reparto così nominato abbia un solo dispositivo, e ora zero dispositivi così importanti per rilevare possibili aritmie nei pazienti. Cercherò in qualche ambulatorio la possibilità di applicarlo, ma parlo a nome anche di chi non ha la possibilità economica di rivolgersi al privato”.


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