Sandrino Carcassi, la vera storia della tragica morte di un 20enne a Cagliari, il ragazzo di strada

Il racconto di Luca Pisano: “E’ la morte di un ragazzo di Mulinu Becciu che segna, ancora una volta, la differenza tra chi fa finta di essere disagiato, – I FIGLI DI PAPA’ che compiono trasgressioni -, e chi nel disagio è veramente vissuto sino alla fine dei suoi giorni. Alessandro, noto Sandrino, deceduto sabato sera, a vent’anni”


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di Luca Pisano, Osservatorio Cybercrime Cagliari
LA TRAGICA MORTE DI ALESSANDRO CARCASSI. Un ragazzo di quartiere.
E’ la morte di un ragazzo di Mulinu Becciu che segna, ancora una volta, la differenza tra chi fa finta di essere disagiato, – I FIGLI DI PAPA’ che compiono trasgressioni -, e chi nel disagio è veramente vissuto sino alla fine dei suoi giorni. Alessandro, noto Sandrino, deceduto sabato sera, a vent’anni.
Sono stati Matteo “Gringo” (23 anni) e Alessio “Stifler” (24 anni), del gruppo musicale “HP di Mulinu Becciu” e amici fraterni di Sandrino, che hanno cercato di spiegarmi in questi ultimi mesi la differenza, “tra chi la strada la vede come un qualcosa di interessante che può essere scelta e chi invece ci appartiene. Perché la strada noi non l’abbiamo scelta, ci siamo entrati, noi siamo nati così e nelle nostre canzoni vogliamo mostrare la verità di quello che siamo”. Le loro canzoni, tra cui “La Strada” (125 mila visualizzazioni), sono una critica per chi “parla di strada ma è cresciuto in altri ambienti, come i ragazzi del centro che fanno i finti disagiati”.
E la differenza, questa volta, non l’ho solamente capita ma anche sentita. Purtroppo!
Ho conosciuto Sandrino questo sabato pomeriggio, una vita di sofferenze e carcere. Un ragazzo gentile ma dai modi improvvisamente ruvidi, – tipici di chi ha sofferto disagio e marginalità sociale -, che spiegava affettuosamente a mio figlio l’importanza di comportarsi sempre bene, di non commettere reati, di non cadere mai nella tentazione di spacciare. Nonostante fosse avvolto dalla sofferenza, cercava di trasformare le poche ore di libertà in un momento di spensieratezza (era impegnato a girare un video con il gruppo musicale HP di Mulinu Becciu) e di istruzione per me.
“Ho rispetto di te, vuoi insegnare a tuo figlio che cosa è la vita … Lo sai che anche io ho un bambino di 4 anni?”, mi diceva, guardando con fierezza la piazza e i suoi amici di quartiere, immersi nello sfondo delle case parcheggio di Via Crespellani. Intanto, in primo piano, il suo tatuaggio “HP”, House Parking.
Ecco in sintesi la subcultura dei “Ragazzi di Strada”, raccontata da Sandrino e dai suoi amici della HP Gang. Una subcultura che trasforma gli aspetti negativi della marginalizzazione economica, sociale e culturale in un valore da difendere. Ragazzi che vogliono raccontare, con le loro canzoni, che vogliono essere “rispettati” per quanto hanno vissuto e che sono in grado di cambiare in meglio la loro vita e quella degli altri. Una subcultura costellata di storie di reali disagi e deprivazioni, completamente differente da quella dei “Finti disagiati” che ispira “le baby gang della Cagliari bene o dei figli di papà” e che stimola l’emulazione dei “Ragazzi di strada”, divenuti in questi ultimi anni modelli di riferimento, in alcuni casi (come Matteo Gringo e Alessio Stifler) anche star del web.
Ma i “Finti Disagiati” non lo sanno che cosa significa essere un “Ragazzo di Strada”, scambiano la dimensione scintillante dei loro video musicali per un mondo “figo” e divertente.
“Non hanno capito”, dicono Matteo Gringo e Alessio Stifler.
“Quando escono i ragazzini del centro hanno il portafoglio carico del papi. Noi no!
Non possiamo neanche invitare gli amici a casa perché non abbiamo lo spazio … noi siamo cresciuti quaggiù proprio sul ciglio della strada, nei marciapiedi, perché a casa non è comodo … e avevamo e abbiamo fame nel senso letterale del termine e la fame non è solo quella dello stomaco diciamo, la fame è la voglia di prendersi anche ciò che non hai e anche ciò che ti manca o appunto anche le possibilità di fare ciò che non hai mai potuto fare”.
Sabato sera, la terribile notizia.
Matteo Gringo mi scrive: “E’ morto Sandrino, siamo disperati. E’ caduto dal 3° piano”.
Ecco il punto che molti giovani non vogliono capire: il disagio uccide (l’anima, talvolta anche il corpo) e non deve essere imitato. Questa è, per me, la testimonianza educativa di Alessandro Carcassi.
Anche per questo motivo esprimo le più sentite condoglianze alla famiglia, a Matteo, Alessio e a tutti gli amici di Sandrino che io e mio figlio ricorderemo per sempre.
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I contenuti del post sono stati autorizzati
dalla famiglia e dagli amici di Sandrino.
Si chiede gentilmente di non commentare.
Nella foto Matteo “Gringo” e Sandrino


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