Matteo Salvini promette una continuità territoriale moderna e funzionale, inaugura strade e cantieri, visita dighe e taglia nastri. veste, insomma, i panni in cui si sente più a suo agio: quelli della campagna elettorale. E così, quando mancano poco più di 6 mesi alla fine della legislatura di centrodestra a trazione sardista-leghista, il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture e vicepremier gioca d’anticipo e inizia a puntellare il territorio. E promuove l’operato della Giunta che, dice, fra Covid, guerra e inflazione, è riuscita comunque a centrare i suoi obiettivi, sbloccando opere e facendo cose per la Sardegna. Promuove la giunta, e in particolare gli assessori della Lega all’Agricoltura (Valeria Satta) e ai Lavori Pubblici (Pierluigi Saiu), ma non ricandida Solinas.
Eppure, era l’occasione giusta per rendere ufficiale quello che, stando a quanto era stato fatto trapelare qualche settimana fa, era accaduto in via ufficiosa a Roma, ovvero l’investitura del segretario del Partito sardo d’azione per il bis a Villa Devoto. Prendendo al volo l’occasione di dimostrare massimo rispetto per sardi, sardismi e sardità varie, Salvini ha detto: “Non ci sono tavoli nazionali a Roma, Milano o a Belluno per decidere il destino di Cagliari e della Sardegna. Saranno i sardi a decidere chi farà che cosa. Io sono autonomista, il prossimo governo della Sardegna si deciderà in Sardegna”.
Salvini sembra dunque aver mollato Solinas, dopo che già Fratelli d’Italia e Forza Italia hanno fatto chiaramente e più volte capire che non intendono sostenere la sua candidatura.












