I fornelli dei ristoranti di Cagliari? Molti sono ancora spenti, immacolati, dallo scorso mese di marzo. Per riempirsi la pancia facendosi portare cibo a domicilio, però, la scelta non manca. E i tempi, già da un po’, sono cambiati. Non c’è più solo la classica pizza dentro il cartone: basta una qualunque app dedicata alla prenotazione di cibi per scoprire che esistono decine di locali che, in pochi clic, riescono a macinare clienti. E, anche durante il lockdown per Coronavirus, è stato più facile ordinare un sushi o una tempura che, per esempio, un piatto di pasta o un fritto misto.
I prossimi giorni dovrebbero vedere la riapertura di altri ristoranti in città, come spiega Emanuele Frongia della Fipe Confcommercio: “Si dovrebbe arrivare al cinquanta per cento, è una situazione ancora drammatica ma siamo nella fase della speranza”. Ma come mai molti ristoratori hanno scelto di tenere le serrande abbassate, sia durante la fase dell’emergenza sia ancora oggi, non giocandosi la carta delle consegne a domicilio? “Ci sono delle riforme e dei passaggi che devono essere fatti per ottimizzare l’azienda, per esempio non tutti i ristoranti hanno i palmari ma ancora la doppia o tripla comanda cartacea, molti scelgono di non fare delivery perché una campagna pubblicitaria ha un costo e lo stesso delivery, nelle migliori delle ipotesi, costa sino al trenta per cento”.
Sushi, sashimi, spaghetti primavera, kebab e altre delizie internazionali, però, sono prenotabili: “Molti stranieri che gestiscono un ristorante sono già strutturati per le consegne a domicilio, è indubbio che, anche per l’asporto, molti avevano la cucina già pronta e respirano una realtà di tipo internazionale o ce l’avevano già come ‘set’ di base: i motivi potrebbero essere questi. La difficoltà della ristorazione elaborata, invece, è legata alle fasi di apertura e chiusura, non brevissime. Tanti devono ancora riorganizzarsi”.
“Non tutti i prodotti si possono vendere in modalità delivery, c’è una differenza tra un crudo fatto in ristorante o spedito in una confezione di plastica, ci sono ristoratori che non vogliono svilire il proprio lavoro. In futuro, comunque, bisogna puntare anche sulle consegne a domicilio, non si potrà non mettere in conto anche questa modalità, per fare in modo che, se ti arriva un ordine da chi vuole stare comodamente a casa sarà possibile soddisfarlo. Inoltre”, conclude Frongia, “dobbiamo anche essere pronti nell’eventualità di un nuovo lockdown”. Sperando, ovviamente, che non arrivi.









