Risse, ferimenti e caos al centro migranti di Monastir: “E’ un focolaio gestito male”

Sos del sindacato di polizia Sap: “Parlavamo di polveriera, ma la situazione è peggiorata. Qui si alimenta e si tollera l’illegalità. Gli stranieri entrano ed escono senza controllo. I positivi si mescolano ai negativi, alcuni passano le giornate a sputare dalle finestre”


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Risse, ferimenti e proteste. Caos al centro migranti di Monastir. L’allarme è del sindacato di polizia Sap che parla di “focolaio gestito male”.
La lettera che racconta “la gravissima situazione dell’ex scuola di Polizia penitenziaria” , oggi centro di accoglienza, firmata dal segretari provinciale Luca Agati, è stata spedita al questore Pierluigi D’Angelo. “Dieci giorni fa parlavamo di polveriera pronta a esplodere, oggi la situazione è peggiorata”, scrive il Sap.
Ci sono 195 persone nel centro, di cui ben 33 positivi al covid (in attesa de tamponi ai nuovi arrivati) più 37 richiedenti asilo “numeri che devono far riflettere”, aggiunge il sindacalista, “stiamo parlando di un focolaio gestito pessimamente. Monastir è un luogo dove si alimenta e si tollera l’illegalità. E’ stata una settimana di fuoco tra risse ferimenti e proteste varie, l’ultima lite ieri notte”.
Il Sap lamenta le richieste fatte ai poliziotti di contro sugli stranieri potenzialmente malati, “la responsabile del centro (una civile) ha chiesto i poliziotti di ispezionare la cavità orale degli algerini per rilevare la presenza di lamette” e chiede la presenza di un funzionario fisso.
La gestione del centro è nel mirino dei sindacalisti. “Due algerini in quarantena accompagnati a Tonara sono rientrati a Cagliari per imbarcarsi. Dal centro gli stranieri entrano ed escono beatamente, qualcuno rientra e se i poliziotti chiedono informazioni ricevono risposte sbeffeggianti e aggressive.
Il collocamento dei positivi”, aggiunge, “è singolare. Il primo gruppo di alloggiati al terzo piano utilizza la scala di emergenza e scende e si mischia con gli altri.
I positivi che vivono al secondo piano dell’altra palazzina sostano sotto il porticato a fumare, rifiutando di tornare all’interno. Qualcuno passa la giornata sputando dalle finestre. E infine nel casotto posto a sinistra dell’ingresso, a pochi metri dai nostri mezzi, vivono i restanti positivi che fumano e chiacchierano in piena tranquillità davanti al nostro alloggio. E’ ormi impossibile avere certezze sanitarie anche sui negativi perché ormai vivono in totale promiscuità con loro”.
I poliziotti sono stanchi e preoccupati per i rischi legati alla loro salute.


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