Il meccanismo, fastidioso, è sempre lo stesso: prima si esclude, poi si sussurra, poi si ipotizza e infine si realizza. E’ successo a ogni ondata di pandemia, per i lockdown e i vaccini: un tira e molla continuo, in cui nessuno parla chiaro, messaggi lanciati nel caos quotidiano di dibattiti più o meno competenti, virologi che lanciano l’allarme e infine il nuovo decreto. Succede anche oggi, quando con la fine dello stato di emergenza dopo due anni in molti si sono illusi che fosse davvero tutto finito. Invece non è così, e bisogna fare i conti con almeno due cose: mascherine e quarta dose di vaccino. Dopo settimane di bisbiglii di sottofondo, oggi a rompere gli indugi è il sottosegretario alla Salute Andrea Costa. “Credo che da parte dei cittadini dopo due anni ci sia una responsabilità diversa: molti ancora indossano la mascherina all’aperto e per le mascherine al chiuso credo che ci siano le condizioni per trasformare un obbligo in una raccomandazione, ma stiamo valutando i luoghi in cui sarebbe opportuno prolungare l’uso delle mascherine al chiuso come i mezzi di trasporto”. E se lo dice lui, leghista e da sempre più liberista in tema Covid e restrizioni rispetto al suo ministro, c’è da credergli. Costa, dicendosi sicuro che anche senza obbligo molti cittadini “continueranno a indossare le mascherine se lo ritengono opportuno”, ha poi fatto un passaggio sulla quarta dose del vaccino. “Si è espressa l’Ema e attendiamo che si esprima l’Agenzia italiana del farmaco Aifa, ma è ragionevole pensare che possa essere prevista una quarta dose per i più anziani over 80. Questa è però una scelta che la politica farà sulla base delle evidenze scientifiche”.
E poi? Possibile, anzi probabile, che tocchi di nuovo a tutti.












