La lenta agonia di viale Trieste a Cagliari: addio agli storici arredamenti Boero, in svendita “Il mio bar 2”

La crisi, il Covid e una strada disastrata mandano ko gli storici commercianti. A fine anno chiude il negozio di parquet e sanitari di Ugo Boero: “Aperti dal 1950, purtroppo la gente compra nella grande distribuzione e pretende di pagare i miei prodotti, di qualità, a prezzi sbagliati”. Oscar e Ignazio Cucca: “Bar in vendita, 60mila euro è un prezzaccio: stiamo aspettando da decenni la riqualificazione del viale, affari crollati del 50% anche per colpa del Covid”. GUARDATE le VIDEO INTERVISTE


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Un viale Trieste malandato, spaccato dalle radici degli alberi, buio la notte e poco frequentato di giorno. A Cagliari, la lunga strada che attende da decenni una riqualificazione (ultima promessa del Comune: “Iniziamo in autunno”) è in una sofferenza mai vista prima. I cartelli affittasi sono numerosi, chi resiste lamenta cali delle vendite a doppia cifra e ci sono anche insegne che stanno per spegnersi per sempre. I tempi della politica e delle sue tante promesse mal si conciliano con la necessità di dei commercianti. Quella principale? Incassare, ovviamente. E non tirare a campare. Al civico 91, dopo settantadue anni di storia, stanno per chiudere gli storici arredamenti Boero: parquet e sanitari venduti per tantissimo tempo e che oggi si possono trovare nelle case di tanti sardi, ma i tempi d’oro sono finiti. Sulle vetrate c’è il cartello: “Liquidazione totale per cessata attività”. E uno dei titolari, Ugo Boero, mestamente conferma: “Ha aperto il negozio mio padre nel 1950, nell’80 è morto e sono arrivato io insieme ai miei fratelli. I giovani non vogliono fare questo tipo di lavoro, non li critico, ecco perchè si chiude, entro l’anno. Gli affari non sono più quelli di un tempo e non ci sono più margini di guadagno”, osserva. “Siamo tutti in pensione, anche io che ho 63 anni”. Ma l’amarezza c’è, ed è tanta: “Il mercato è cambiato, in parte ha influito anche la pandemia. Le vendite si stavano riprendendo, poi è arrivata la nuova botta della guerra, la gente ha paura”. E c’è anche la critica alla grande distribuzione: “Fanno il loro, in Sardegna i sardi ne sono molto attratti. È stato messo in testa alla gente che i prezzi non sono quelli dei materiali di qualità. La grande distribuzione vende prodotti fatti con materiale molto economico o residui di magazzino, e il cliente pensa che la qualità debba costare lo stesso tanto. Inoltre, viale Triste è stato cancellato, è un disastro”.
Più avanti, sotto il palazzo che ospita gli uffici del Ctm, la caffetteria “Il mio bar 2” è in vendita. Meglio, in “svendita”, come ammettono Ignazio Cucca e il figlio di 52 anni, Oscar: “Siamo qui dal 1985, il nostro è un bar storico. Abbiamo avuto clienti di tutti i tipi, da quelli del Cis a quelli della dogana di viale La Playa, oltre a chi lavora negli uffici regionali. Il lavoro però è calato, anche per colpa del Covid, la gente ha cambiato abitudini”, afferma Oscar Cucca, “e il viale è abbandonato, dal Comune e dalla Regione. È prevista la riqualificazione, ma attendiamo da trentasei anni che buttino giù i ruderi che abbiamo di fronte per costruire qualcosa di nuovo e mettere in sicurezza la strada. Il bar lo vendiamo a 60mila euro, per qualcuno penso sia un ottimo prezzo. La clientela è calata del 50 per cento, ha influito anche lo smart working. Abbiamo ricevuto già richieste, ma i soldi sono pochi e non c’è molta voglia di rischiare. Viviamo alla giornata, se i lavori partiranno davvero in autunno potrei decidere di tenere il bar”. Papà Ignazio, seuese doc, ottant’anni, gliel’ha ceduto quando è andato in pensione: “Aiuto mio figlio, ovvio. Sessantamila euro è un prezzaccio, purtroppo non ci sono soldi. Dieci anni fa ne avrei chiesto duecentomila. Le banche non si fidano più con la crisi che c’è, e a meno che non arrivi qualcuno con i rubli…”, prosegue, scherzando, il barista. “c’è un vasto progetto di riqualificazione di viale Trieste, vedremo, siamo 36 anni che lo aspettiamo, dovrebbero partire in autunno. Se sarà così o terremo il bar o lo venderemo ad un altro prezzo. Gli affari sono in calo, è normale per tutti”. E tra le cause ci sono “la liberalizzazione delle licenze e il fatto che ogni ufficio, ormai, ha il suo bar interno e non più, solamente, la macchinetta del caffè”.


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