Si dice che più una persona cerchi una stabilità personale, più sia disposta a combattere e lottare per ottenerla, anche se magari bisogna scontrarsi con una società che presenta “ritardi” definibili inaccettabili, nel 2024. Riccardo Pusceddu è di sicuro uno che sa che cosa vuole essere: “Un uomo, così mi sento sin da quando sono nato in un corpo che non ho mai sentito mio”. Per lo Stato è uomo a tutti gli effetti da due anni. E, dallo scorso trentuno luglio, è riuscito a ottenere un importante risultato: “Sono il primo transgender operato all’utero in Sardegna. Dopo tanti no ricevuti in ospedali di Cagliari e del Sulcis, anche per la presenza di obbiettori di coscienza, all’ospedale di San Gavino Monreale mi hanno accolto e mi hanno operato, rimuovendo tutto l’apparato riproduttivo femminile”. È finito sotto i ferri per qualche ora è tutto è filato liscio. E, a differenza di tanti altri, non ha dovuto attraversare il mare: “C’è chi va all’estero o nel nord Italia per un’operazione simile”. Una “isterectomia totale con annessiectomia eseguita dal primario ginecologo Antonio Campiglio, che ringrazio, così come ringrazio anche la dottoressa Annarita Daga, anche lei ginecologa”. Il post intervento è andato bene, come ha raccontato anche pubblicamente Pusceddu: “Questo intervento ha scritto la storia delle persone trans in Sardegna, il primo intervento di isterectomia totale su un uomo trans proprio a due passi da casa, senza prendere aerei e andare oltremare. Spero che questa bella notizia abbia la giusta risonanza e sia un punto di partenza per i ragazzi come me che devono affrontare questo intervento”.
Un altro passo in avanti, che però prelude a uno stop indeterminato. Al momento Riccardo non vuole andare avanti con altre operazioni che possano portarlo ancora di più, a livello fisico, a essere uomo: “Mi sono fatto togliere l’utero perchè poteva bloccare tutto il percorso ormonale, e anche per una questione psicologica”. Il 27enne porta avanti anche una battaglia “che sarà per tutta la vita, quella contro la sclerosi multipla che mi è stata diagnosticata tre anni fa”. Non teme per nulla i giudizi della gente: “Ricevere critiche? Non mi preoccupa, non ho nulla contro le persone che non accettano. L’ignoranza si combatte con le domande, mi piacerebbe che se le ponessero perchè, avendo le risposte, capirebbero meglio. Spero, in futuro, di poter lavorare in uno studio di Radiologia e che tutti i miei sogni siano realizzati con, al mio fianco, una grande donna”. E un figlio? Vorrebbe diventare padre? “Peer adesso”, sostiene, “ho altri pensieri”. Quelli, per esempio, “di trovare una scuola adatta e continuare a studiare per realizzare anche le mie aspirazioni lavorative”.










