Che non sia una ricandidatura gradita ormai è chiaro, come emerge dalle dichiarazioni in politichese degli stessi alleati al governo della Sardegna. I primi a esporsi sono stati i meloniani: subito dopo le elezioni politiche, l’hanno detto chiaro e tondo che per quanto li riguarda non ci sono diritti acquisiti in termini di ricandidature. Poi, a seguire tutti gli altri, con la collaudata formula del “non è detto che si debba ricandidare l’uscente”. Ma il centrodestra è inchiodato al governatore sardo-leghista e non sarà facile liberarsene per lasciare spazio ad altri: Solinas non ha nessuna intenzione di mollare, forte anche degli equilibri stabiliti con il rimpasto di giunta, e del potere negoziale che questo passaggio gli garantisce. Senza contare il riavvicinamento a Salvini, certo non paragonabile all’intesa della prima ora ma comunque più solido rispetto agli ultimi mesi. Dunque, a meno che Solinas non incassi un prestigioso incarico romano o a meno che nel frattempo non arrivi una decisione della magistratura per qualcuno dei procedimenti a suo carico, Solinas si ricandiderà, garantendosi così cinque anni di legislatura anche in caso di sconfitta, in quel caso nei banchi dell’opposizione.
Ma la coalizione non si arrende e, sondaggio Swg alla mano con Solinas ultimo per gradimento fra i governatori italiani, continua a provare altre strade, concentrandosi in particolare su due candidati: Luca Saba, direttore di Coldiretti, gradito a Fratelli d’Italia e in particolare blindato dal ministro dell’Agricoltura Lollobrigida, cognato della premier Meloni, e Gavino Mariotti, rettore di Sassari, proposta dai neonati centristi che esprimendo un loro candidato vogliono legittimare la loro presenza nella competizione elettorale. Stessa mossa fatta ad Assemini, dove Mario Puddu per il Centro sfiderà i candidati di centrosinistra, con anche i 5 Stelle con i quali fu eletto sindaco, e il centrodestra senza i sardisti del Psd’az. Escluso dai giochi Paolo Truzzu, il sindaco che sarà ricandidato a Cagliari e che può in ogni caso contare sul paracadute romano grazie al personale rapporto con la Meloni. Dall’altra parte, ovvero nel centrosinistra, tutto tace.
Ma non è una strategia: ragionamenti di coalizione e nomi papabili sono ancora in alto mare, legati a doppio filo alle comunali di Cagliari che si svolgeranno fra un anno, a giugno. I nodi da sciogliere sono due: il primo, se allearsi con i 5 Stelle. Il secondo, chi deve indicare il candidato. Su entrambe le questioni il pallino ce l’ha il Pd. Qualche nome inizia a girare: per esempio quello del sindaco di Quartu Graziano Milia che, forte di un suo personale e notevole consenso, conosciuto ben oltre i confini del comune che amministra, potrebbe trainare la coalizione, risolvendo allo stesso tempo il problema di quale partito debba indicare il nome. Non è tramontato il nome della grillina Alessandra Todde, vice di Conte: certo, con l’abolizione del reddito di cittadinanza il consenso nei confronti dei 5 Stelle sta andando a picco, e dunque saranno fondamentali i risultati delle amministrative di domenica e lunedì per avere una qualche indicazione sullo stato di salute dei pentastellati nell’isola. Anche in base a quelli sarà avviato il percorso verso le ormai vicinissime regionali di febbraio.












