Bambini maltrattati in una scuola di Quartu, scattano provvedimenti restrittivi per tre maestre.
I carabinieri del Nucleo Operativo del Comando Compagnia CC di Quartu S. Elena, hanno notificato la misura interdittiva della sospensione dall’esercizio della professione di insegnante e maestra, per la durata di sei mesi, a Elvira Maiorano, 56 anni, Ignazia Campus, 62 anni e Patrizia Demontis, 49 anni, tutte residenti a Quartu e tutte insegnanti presso la scuola per l’infanzia di Quartu in via Sant’Antonio (dipendente dall’Istituto Comprensivo Statale n° 3).
I reati contestati sono: maltrattamenti in famiglia o su conviventi e abbandono di persone minori o incapaci. La misura, richiesta dalla Dott. Liliana Ledda, Sostituto Procuratore della repubblica presso il tribunale di Cagliari, ed emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Cagliari, la Dott.ssa Lucia Perra, è l’esito delle investigazioni condotte dal febbraio 2015 al successivo mese di aprile. Di fatto, a seguito di presentazione di alcune denunce di genitori di minori che frequentano la scuola, sono state raccolte numerose testimonianze di altri genitori di bambini che frequentavano (o che hanno frequentato in passato) lo stesso istituto. Si è quindi reso necessario, d’intesa e sotto la direzione della Dott. Liliana Ledda, procedere ad intercettazioni ambientali con l’ausilio di riprese video di ciò che avveniva all’interno delle classi e nei corridoi.
L’esito delle indagini ha da subito evidenziato come vi fossero inadeguatezze educative e maltrattamenti sul piano psicologico, solo talvolta sfociati in maltrattamenti di tipo fisico. I bambini venivano vessati, costretti a rimanere seduti, spesso senza poter parlare, senza poter giocare e rimproverati per ogni minima “mancanza”; in alcune circostanze i bambini sono stati rinchiusi per qualche tempo in bagno a titolo punitivo.
Notevole è apparso anche il disagio psicologico dei minori rimproverati in aderenza a quanto denunciato dai genitori. Anche la didattica è risultata assente: le insegnanti passavano il tempo nella loro postazione a confezionare i “lavoretti” dei bambini senza che si dedicassero veramente all’insegnamento.
In più occasioni si sono rivolti ai bambini con toni e modi aggressivi e intimidatori ricorrendo a termini come “testardi” o “testardi come muli”, oppure con frasi del tenore: ”Allora adesso cominciamo con la tecnica a urla. Ti prendo tutti i giorni a urla!! Asa biri (vedrai). Porca miseria. Adesso (…) la metto nell’armadio, vero?!”.












