Il rischio di restare invischiati in proposte di vendita di immobili con abusi edilizi è sempre dietro l’angolo, figurarsi in una città ricca, purtroppo, di irregolarità urbanistiche quale è Quartu. E la beffa è che, anche ad abuso sanato, c’è la concreta possibilità di restare con un pugno di mosche tra le mani. E allora bisogna solo rivolgersi agli avvocati e incrociare le dita. Come ha fatto un’impiegata 33enne, V.G. che, insieme al compagno 37enne, operaio, aveva messo gli occhi su un appartamento a due piani all’ultimo piano di una strada centrale di Quartu: 130mila euro per ottenerlo. “La casa ideale, per noi, con gli spazi giusti”, spiega la donna. Cortile, soggiorno con zona cottura, sala da pranzo, bagno, stireria al piano terra e, al primo, due camere, bagno e terrazzo. L’agenzia immobiliare, con sede sempre a Quartu, nel rione di Pitz’e Serra, riceve dalla donna 5800 euro per istruire la pratica e come provvigione, più altri cinquemila di caparra. La trentatreenne va in banca per chiedere un prestito e lì arriva la sorpresa: “C’era un abuso edilizio nella casa. Una tettoia, proprio nella zona adibita a piccolo magazzino, che è stata tolta solo successivamente alle nostre lamentele, dallo stesso agente immobiliare. In pratica, è come se avessimo una stanza in meno rispetto a quanto previsto”.
Parte la prima lettera dell’avvocatessa della coppia, Cinzia Orgiana, con la quale si punta a riavere indietro tutti i soldi. Ma la legale dell’agenzia, Carmen Loi, risponde picche, sostenendo che con l’eliminazione dell’abuso il mancato acquisto dell’immobile sia una volontà totale della coppia di acquirenti. Concetto che ribadirà per ben due volte: “La casa originariamente messa in vendita non è più la stessa, io e mio marito non possiamo rinunciare di punto in bianco ad una stanza. Rivoglio indietro anche la provvigione e non mi darò pace sinchè non me la restituiranno”.










