La legge approvata il 2 Agosto dal Consiglio regionale rischia di cancellare i piccoli allevamenti familiari di maialetti in Sardegna e il deputato di Forza Italia, Ugo Cappellacci, ha promosso una petizione on line per chiederne l’abrogazione immediata. “Non è una questione di sinistra, centro o destra – evidenzia il deputato azzurro- ma di semplice buon senso. La politica – prosegue il deputato- non può essere un mondo a parte rispetto al nostro quotidiano, alla vita delle nostre comunità e non può calpestare le nostre tradizioni millenarie insieme a piccole attività. Si deve capire che nelle nostre tradizioni c’è non solo il presente, ma anche il futuro delle nuova generazioni. Anziché affannarsi alla ricerca di giustificazioni – ha concluso Cappellacci- si dimostri un po’ di umiltà e si corregga subito questo clamoroso errore”.
“L’approvazione della legge sulla suinicultura ha destato sconcerto e preoccupazione tra i piccoli allevatori e i tantissimi consumatori che non vogliono rinunciare ad un prodotto la cui qualità e bontà ci veniva riconosciuta oltre i confini nazionali e internazionali”, denuncia Alessio Mereu, consigliere provinciale Fdi, “quello che oggi sconcerta maggiormente è il fatto che la legge ha avuto il voto favorevole sia della maggioranza che dell’opposizione, con la sola esclusione di Fdi.
Prendiamo atto”, aggiunge, “che alcuni consiglieri dopo aver espresso il voto a favore, avendo riscontrato il forte disappunto da parte della maggioranza dei sardi (allevatori e consumatori) per un provvedimento incomprensibile e dannoso, decidono di cambiare ruolo, passando dalla difesa della legge all’attacco. Oltre al danno si beffano dei piccoli allevatori e delle loro famiglie. Prima della selezione dei suini”, conclude, “la Sardegna dovrebbe fare la selezione dei consiglieri regionali. Chi vuole intendere intenda”.
“Correggiamo la ‘legge porcata’, alla ripresa dei lavori venga votata la nostra proposta di legge che modifica gli errori della precedente e tuteli gli allevamenti familiari e la produzione del maialetto sardo”.
Lo chiedono Gianni Lampis e Paolo Truzzu, consiglieri regionali di Fratelli d’Italia, che hanno presentato una proposta di legge per modificare il famigerato articolo 4, comma 2, della legge regionale n. 28 sulla suinicoltura, ricordando che FdI è stato l’unico partito a non aver votato quel provvedimento.
“Nella tradizione sarda il maiale non è legato esclusivamente all’aspetto prettamente alimentare e di sostentamento, ma anche (e soprattutto) all’aspetto culturale, tanto da coniugare la tradizione ultra millenaria del porceddu come sinonimo di sardità”, ricorda Truzzu. “La legge 28/2018, con l’art. 4, comma 2, cancella millenni di tradizione alimentare e socio-culturale, a totale detrimento dei piccoli allevamenti familiari che soprattutto nelle zone interne dell’Isola costituiscono non solo un’integrazione al reddito, ma anche un elemento antropologico ed esistenziale”, aggiunge.
“Il 90% degli allevamenti in Sardegna non supera le 4 unità, per cui i loro conduttori, se vorranno continuare ad allevare maiali in proprio, lo potranno fare a scopi esclusivamente familiari, dal momento che viene vietata qualsiasi tipo di commercializzazione”, è l’allarme di Lampis.
La proposta di modifica. L’allevamento familiare non può superare le 4 unità, di cui massimo tre scrofe e un verro, fertili e in grado di riprodursi, e può generare una produzione massima annuale di 40 suinetti, è questa la proposta di modifica presentata da Fratelli d’Italia.
“La modifica che proponiamo mira a garantire l’esistenza degli allevamenti familiari nonché la tradizione millenaria de su porceddu, attraverso una sostanziale equiparazione degli stessi a quelli professionali, soprattutto dal punto di vista delle prescrizioni di legge in materia di benessere animale e di quelle igienico sanitarie finalizzate all’eradicazione della Psa, in modo tale da consentire la presenza negli stessi di scrofe e/o verri in grado di riprodursi, di garantire una produzione massima annua di suinetti e la commercializzazione degli stessi”, spiegano Truzzu e Lampis.
“Siamo certi che una simile proposta, di assoluto buon senso, in quanto tesa a stroncare eventuali fenomeni di abusivismo, garantendo comunque non solo un’importante voce di integrazione del reddito per alcuni nuclei familiari, ma anche una tradizione millenaria e un fattore socioculturale geneticamente intrinseco alla nostra identità, nonché la qualità stessa dell’intera filiera, possa incontrare il favore di tutti i colleghi”, concludono i consiglieri di Fratelli d’Italia











