È polemica sulle parole pronunciate dalla direttrice dell’Ufficio Stampa della Rai Incoronata Boccia alla “Giornata di Studio e Analisi in occasione dell’anniversario del 7 ottobre 2023” al Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro.
La giornalista cagliaritana avrebbe affermato che: “Si è parlato spesso del cinismo e della spietatezza dell’esercito israeliano, eppure non esiste una sola prova che l’esercito israeliano abbia mitragliato civili inermi. Eppure questo è stato detto, senza alcuna verifica delle fonti”.
“Vergogna! Vergogna! Vergogna”, ha proseguito Boccia. “Lo affermo 3 volte perché il numero 3 è quello della completezza e della compiutezza. Oggi ci sarebbe da vergare un ‘J’accuse’ tombale non solo sul suicidio dell’Occidente, o di una parte di esso, soprattutto dell’Europa, ma sul suicidio del giornalismo. Io proporrei che oggi, da questa tavola rotonda, emerga una candidatura ad Hamas per l’Oscar per la Migliore Regia, a cui noi giornalisti per primi ci siamo piegati senza alcun spirito critico. Dove sono stati allestiti i set noi non siamo andati a verificare. Ci sono state delle inchieste che hanno provato che quella informazione era propaganda.” E ancora: “Tutto questo non è successo nel deep web o sui social, i principali colpevoli siamo stati noi del giornalismo mainstream ufficiale, questa è la vergogna per cui dovremo fare mea culpa davanti al mondo”.
Parole che hanno generato ovviamente reazioni forti. “Le parole di Incoronata Boccia rappresentano un punto di non ritorno per il servizio pubblico. Negare l’evidenza dei massacri e liquidare come “strumentale” la parola genocidio non è informazione: è propaganda,” affermano in una nota riportata da Repubblica gli esponenti del M5s in commissione di Vigilanza Rai. “Presenteremo un’interrogazione in commissione di Vigilanza per chiedere quali provvedimenti l’azienda intenda adottare. In ogni caso le dimissioni di Incoronata Boccia sono una questione di decenza”.
Il Pd definisce le parole della Boccia “inaccettabili e pericolose. inaccettabili e pericolose. Mettere in dubbio la responsabilità del governo israeliano per lo sterminio a Gaza e definire ‘il suicidio del giornalismo’ il lavoro dei reporter di tutto il mondo equivale a negazionismo e banalizzazione della violenza”.













