Poggio dei Pini, esplosivi e mine per spianare la strada al nuovo ponte su rio San Girolamo: una possibile “devastazione” se dovesse essere preso in carico dalla Regione il progetto “2” “a valle dell’esistente, avente sviluppo di 45 m e di uno scatolare di luce netta di 10 m per l’attraversamento del rio Santa Barbara”.
Ancora polemiche dopo l’annuncio della realizzazione del ponte, ipotesi che va avanti da anni e che ora sembra essere irreversibile.
“Anche se astrattamente parrebbe poco invasiva, in realtà è forse la soluzione peggiore, e la più “farlocca” e subdola, perché finge di tutelare l’ambiente ed il paesaggio con ponti di dimensioni ridotte ma in realtà devasta il territorio con incisione profonda di entrambi gli alvei per consentire il deflusso delle acque” spiega Franco Magi.
“Al fine di abbassare al massimo la livelletta stradale, e quindi l’intradosso dei ponti, la soluzione progettuale prevede di ridefinire la geometria d’alveo sia in termini di sezione trasversale, sia in termini di profilo longitudinale di fondo alveo. L’idea è pertanto quella di escavare l’alveo sino al completo contenimento della piena idraulica di progetto.
Per ottenere la soluzione si prevedono pertanto devastanti interventi volumetrici di disalveo e di riprofilatura profonda dei corsi d’acqua. In particolar modo l’abbassamento del rio San Girolamo, rispetto all’attuale profilo di fondo alveo, prevede un abbassamento medio di almeno 3 m, ed un allargamento medio di circa 25 m”.
Nell’alternativa 2 è previsto infatti il massimo abbassamento, tra le tre soluzioni, della livelletta stradale e dell’intradosso dei ponti, con conseguente necessità di scavo dell’alveo sino al completo contenimento della piena idraulica di progetto e di ridefinizione della geometria, sia trasversalmente che longitudinalmente: ribassamento medio di almeno 3 m e un allargamento medio di circa 25 m, rispetto allo stato attuale.
“Da evidenziare, inoltre, che dato l’assetto geologico locale, caratterizzato da un substrato superficiale roccioso disomogeneo, per la profondità di scavo prevista (3 m), il 50% dello scavo interesserà la roccia; pertanto, sarà necessario l’uso di mezzi speciali mezzi speciali, quali martellone e/o esplosivo. Con la creazione di ben 42.000 m3 di materiale di escavo, pari al contenuto di 4.200 camion a 3 assi di carico (ciascuno porta circa 10 M3)”.
Le principali ricadute negative connesse a tale soluzione sono: “Rlevati quantitativi di materiali in esubero, con conseguente elevato traffico indotto di mezzi pesanti e relativo impatto ambientale in termini di inquinamento dell’aria e produzione di rumore; elevati costi per smaltimento in discarica degli esuberi; forte artificializzazione del corso d’acqua, con conseguente impatto sugli ecosistemi locali, non solo fluviale.
Tale soluzione non prevede la realizzazione di marciapiedi, per cui permangono delle criticità anche per quanto riguarda la sicurezza dei pedoni, in una zona a elevata fruizione, per le bellezze naturalistiche. Inoltre, non risulta risolta la criticità dell’intersezione tra la Strada 26 e la Strada 54 per la scarsa visibilità in uscita dalla Strada 54, dovuta all’elevata pendenza longitudinale e alla presenza di alberi.
Per stessa ammissione dei progettisti, la viabilità in progetto non apporta nessuna miglioria da un punto di vista funzionale e delle condizioni di sicurezza rispetto a quelle esistenti”.
Il totale dell’intervento ammonta a 9.598.428,21 euro.









