Se potessero parlare, sarebbero i primi a maledire la gestione della sanità sarda. Ma nell’Isola baciata dal sole e terra fertile per chi promette grandi rivoluzioni anche arrivando a paragonarsi a veri e certificati miti, la vasta platea di chi non può far sentire la propria voce ma comunicare a malapena a gesti o col movimento degli occhi si trova a fare i conti con amare, amarissime beffe. Tutte targate “sanità allo sfascio” con i timbri di Regione e, di rimbalzo, Asl. Partendo dalla vicenda dei pannoloni. Nuova gara, sotto la Giunta Solinas, e nuovo affidamento a una ditta, privata, che tratta un marchio ultranoto sul mercato. Ma che, stando a varie denunce, è “scadente”, e viene bollato così utilizzando termini gentili. Tra le tante segnalazioni arrivate alla nostra redazione spiccano quelle di Daniela Serra di Maracalagonis e Annalisa Lai di Sinnai. Entrambe donne e entrambe tutrici e caregiver del compagno, nel primo caso, e del figlio, nel secondo. Fabiano Cossu, compagno di Daniela, è allettato da tanti anni, per lui sono state fatali due emorragie e un ictus: “Fa utilizzo dei panni, quelli nuovi che ci arrivano sono in pessime condizioni. Si bagna tutto, e tutto ciò che è organico esce fuori. Mi trovo costretta ad acquistarli e mi stanno sbattendo da una parte all’altra”, racconta la donna, che ha pubblicato sul suo profilo Facebook un video di denuncia molto chiaro, che trovate in allegato all’articolo. “Sono andata sino all’Asl di Quartu in via Bizet, competente territorialmente, ho fatto segnalazioni all’Urp e dovrò mandare varie email Pec solo perchè mi chiedono di farlo. Sono stanca, ora basta. Devo già accudire e aiutare il mio compagno disabile grave, questa burocrazia ci sta portando tutti a fare una brutta fine. Ho anche richiesto una visita specialistica per lui, dovrò attendere ben quattro mesi”.
Da Sinnai parla Annalis, mamma di Manuel Tronci, ventunenne colpito da una grave encefalopatia. È in carico alle cure domiciliari in area critica, la loro casa è un mini ospedale riadattato. Manuel è tracheostomizzato e ventilato, alimentato con alimentazione enterale e sempre monitorato con un pulsossimetro: “Da maggio è subentrata una nuova azienda per i panni, sono poco assorbenti e hanno molte criticità. Ho segnalato la situazione, con varie telefonate, alla responsabile delle cure domiciliari e ho anche inviato Pec. A oggi non è stato risolto un bel niente”, sbotta la 54enne. “Li sto comprando pagando di tasca mia. A febbraio, poi, ho inoltrato una richiesta per fagli fare una visita fisiatrica, in modo da poter avere un sollevatore. Il mio Manuel è cresciuto e non posso più prenderlo in braccio”, prosegue la donna. “La visita c’è stata solo dopo due mesi, ad aprile, e il sollevatore è arrivato, in pessime condizioni, a giugno”. È praticamente inutilizzabile: “L’asta e l’imbragatura sono instabili, la batteria è rotta e il suo caricatore non funziona. La fisiatra aveva prescritto una misura S per l’imbragatura, è arrivata una XL, è enorme e inutile per mio figlio. Sono anch’io molto stanca di questa sanità che va sempre peggio e non garantisce i diritti dei nostri cari. Noi, familiari di pazienti con problemi neurologici, necessitiamo di assistenza continua, anche notturna”. Tutti aiuti assenti nella Sardegna che saluta l’arrivo dell’estate continuando a segnare un allarme rosso non solo per il caldo a intermittenza, ma anche per la sanità: e in questo caso il profondo rosso è fisso.










