Nuove Province ma vecchi problemi: riforma degli enti locali? Non pervenuta e il voto slitta dalle mani dei cittadini a quelle dei politici locali.
“La Provincia, in questo contesto, continua a essere umiliata da dinamiche politiche autoreferenziali, lontane anni luce dai bisogni concreti delle comunità locali”.
Parla Giorgio Zucca, sindaco di Sardara: “Le elezioni provinciali tenutesi il 29 settembre 2025 rappresentano, a mio avviso, un’occasione mancata per affrontare con serietà e coerenza il tema della riforma degli enti locali, e sollevano interrogativi legittimi sul rispetto della volontà popolare espressa in passato attraverso un referendum in cui i cittadini si erano chiaramente pronunciati per l’abolizione delle Province.
È doveroso sottolineare come tale volontà sia stata, nel tempo, sistematicamente disattesa. Le Province, pur private di una parte delle loro funzioni, sono rimaste in piedi in una forma istituzionalmente ibrida e politicamente opaca, spesso percepite come strumenti di compensazione per equilibri interni ai partiti e non come veri soggetti al servizio del territorio”.
“Detto ciò, ritengo che un ente intermedio tra Comuni e Regione sia non solo utile, ma in molti casi necessario, a condizione che venga profondamente ripensato nel suo ruolo e nelle sue competenze. In questo senso, sarebbe auspicabile una razionalizzazione dell’intero sistema degli enti intermedi, eliminando organismi ridondanti o poco trasparenti come i GAL, le Unioni di Comuni, le Comunità Montane e i numerosi consorzi che, troppo spesso, si trasformano in centri di potere locale al servizio delle clientele politiche”.
Zucca prosegue: “Una Provincia moderna e funzionale dovrebbe limitarsi a pochi ambiti chiave: viabilità, edilizia scolastica, tutela ambientale, trasporti e servizi di supporto amministrativo ai Comuni, come le centrali di committenza. Competenze essenziali, che devono essere esercitate con efficienza, trasparenza e responsabilità.
Nel contesto attuale, segnato da un crescente distacco tra cittadini e istituzioni, sarebbe stato auspicabile un gesto simbolico forte: la scelta di non presentare candidature alla presidenza e al consiglio provinciale, come forma di protesta civile e politica contro una legge la cosiddetta “Delrio” – che ha generato confusione normativa, svuotato di senso il ruolo degli enti intermedi e dato origine a meccanismi di nomina non fondati sul principio democratico dell’elezione diretta”.
“Purtroppo, si è preferito percorrere ancora una volta la strada degli accordi riservati, delle alleanze tattiche, delle divisioni pilotate all’interno delle amministrazioni locali, lasciando spazio a logiche di potere piuttosto che alla rappresentanza delle reali esigenze del territorio.
Da cittadino e da osservatore attento della vita pubblica, non posso che esprimere amarezza e preoccupazione per l’ennesima occasione persa. La Provincia, in questo contesto, continua a essere umiliata da dinamiche politiche autoreferenziali, lontane anni luce dai bisogni concreti delle comunità locali.
È necessario tornare a una politica che abbia il coraggio di ascoltare, riformare e restituire centralità ai cittadini. Qualsiasi assetto istituzionale che non si fondi su trasparenza, rappresentanza e partecipazione è destinato a fallire”.












