Si avventuravano su barchini di fortuna, destinazione Cagliari. Dritti al Caf, appena messo piede a terra, a presentare domanda per il reddito di cittadinanza, solo dopo toccava all’ufficio immigrazione per il permesso di soggiorno. Una volta ottenuto il sussidio e messa in tasca la card con cui l’allora grillino di Maio con i suoi colleghi a 5 stelle diceva di aver abolito la povertà in Italia, se ne tornavano nel loro paese ricevendo ogni mese i soldi. C’è chi ha fatto anche di meglio: discendenti di italiani emigrati in sud America che hanno chiesto e ottenuto prima la cittadinanza italiana e poi il reddito di cittadinanza, per tornarsene indisturbati dall’altra parte dell’Oceano.
Per non parlare di tutte le truffe scoperte in questi anni alimentate da circuiti di illegalità che a loro volta hanno alimentato. L’aspetto ancora più inquietante è che quei soldi, miliardi di soldi pubblici pagati negli anni con le tasse di cittadini onesti, non verranno mai recuperati. E allora, non chiamatelo aiuto per i poveri: così il reddito di cittadinanza, che ha prodotto zero posti di lavoro e un esercito di lavoratori in nero, è solo un’autostrada per la truffa.
A danno delle persone oneste e a esclusivo vantaggio politico di Conte e i 5 Stelle, che grazie al reddito hanno incassato i voti, guarda caso nelle solite regioni meridionali e insulari dove il diritto all’assistenzialismo è una stortura culturale ed esistenziale, la povertà c’è davvero ma c’è pure, eccome, anche la tendenza ad arrangiarsi. Ed eccole le famiglie solidissime entrate in crisi alla vista della card, mogli e mariti separati nel nome della card, figli improvvisamente fuori di casa sempre e soltanto nel nome della card: tutti espedienti per sminuzzare il nucleo e il reddito familiare mantenendoli sotto la soglia fatidica dei 9360 euro del parametro ISEE che dà accesso all’aiutino di Stato. Una corsa al soldo pubblico che essendo di tutti non è di nessuno, e dunque deve diventare mio, soprattutto se spetta a qualcun altro.
Il reddito di cittadinanza ormai è un meccanismo indifendibile, salvo che dai 5 Stelle. Parte da un presupposto di solidarietà ma è pieno di anomalie ed è talmente fragile da essere esposto a truffe continue. E’ un meccanismo che non tutela i poveri e approfitta dei cittadini onesti, che pagano le tasse senza fiatare e magari sono anche convinti che quei soldi aiuteranno chi davvero ne ha bisogno. E’ un meccanismo ingiusto e sbagliato culturalmente, perché fa passare l’idea che anche chi potrebbe lavorare può più agevolmente starsene a casa, che tanto paga lo Stato. Aiutiamoli davvero i poveri. Quelli che spesso, per vergogna e dignità, manco lo chiedono il reddito di cittadinanza.











