Non c’è più tempo da perdere: servono controlli anti Covid in porti e aeroporti per proteggere i sardi e la Sardegna

La variante delta corre e i numeri, impietosi, parlano chiaro: ieri i contagi erano 86, oggi sono 135, con un morto, un ricoverato in più e il tasso di positività schizzato al 5,1%. E si apre il dibattito sul green pass esteso alla Macron


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Ora non c’è più tempo da perdere. Prima che sia troppo tardi, e a costo di essere impopolari, urgono controlli anti covid in porti e aeroporti per evitare che la Sardegna precipiti nello stesso buco nero dell’estate scorsa. Inutile girarci intorno, perché la variante delta corre e i numeri, impietosi, parlano chiaro: ieri i contagi erano 86, oggi sono 135, con un morto, un ricoverato in più e il tasso di positività schizzato al 5,1%. Roba da far tremare i polsi. E non sono solo i numeri: è il trend a fare paura, in costante e soprattutto rapida crescita. Perché diciamocelo: quello che non doveva essere un liberi tutti eccome se lo è stato, in tutta Italia e in tutto il mondo. Zero regole, zero controlli, nessuna precauzione. Il distanziamento? Una chimera: e non solo nelle notti magiche post partita, basta fare un giro in una qualunque città per rendersene conto.

Il desiderio di normalità, forse anche più di quello di libertà, è legittimo. La voglia di strapparsi via la mascherina e non pensarci più è comprensibile. Come quella di abbracciarsi. Ma se non si fa qualcosa in fretta, il tentativo di salvare qualche numero nell’economia di oggi rischia di essere una deflagrazione in quella di domani, con conseguenze ben peggiori. L’aver concesso i festeggiamenti post partita è stato l’ennesimo grave errore, le scene le abbiamo viste tutti e chissà che carico di numeri porteranno fra qualche giorno. Così come è stato un errore eliminare le mascherine: passare dal toglierle all’aperto quando si è da soli a toglierle e basta è un attimo, come è successo.

E dunque, neanche il tempo di respirare e siamo già di nuovo quasi in apnea. Ecco perché la Sardegna deve ricominciare a fare un minimo di controlli agli arrivi in porti e aeroporti, se non vuole piangere lacrime amare e farle piangere alle famiglie,  visto che il ritorno a scuola di bambini e ragazzi è già in discussione. Sembra di essere tornati indietro di un anno, ma è così: in questo momento, dopo tanti sacrifici e lacrime amare, è impensabile che chiunque possa arrivare per il solo fatto di essere in zona bianca come nel resto d’Italia. Non può funzionare: serve una stretta in porti e aeroporti e serve subito, prima che sia troppo tardi.

E visto che quello dei contagi non è certamente un problema legato solo ai turisti, ci mancherebbe, i controlli e le regole servono anche per chi in Sardegna ci vive e organizza banchetti, feste e matrimoni spesso, troppo spesso, fatali per nuovi focolai.

Certo basterebbe il buonsenso, ma abbiamo avuto ampia dimostrazione che non è una dote su cui si può fare affidamento. Il green pass esteso lanciato dal presidente francese Macron è una follia? Non lo è. Perché garantisce due effetti sicuri: quello psicologico con l’inevitabile corsa al vaccino, e in questo momento è davvero l’unica arma che abbiamo quanto meno per non finire in terapia intensiva, e la riduzione al minimo del rischio che da incontri conviviali possa innescarsi un nuovo focolaio. Va da sé che adottare il green pass alla Macron e non controllare 10 milioni e passa di turisti in arrivo non ha nessun senso.

Ovviamente è un sistema che va studiato, condiviso e messo a punto, possibilmente in fretta, anche a tutela di ristoratori, gestori di locali e di chiunque altro potrebbe avvalersi del nuovo green pass per garantire sicurezza ai  propri clienti. Ma il governo .

Il governo, che sembra ancora una volta annaspare cercando un compromesso fra chi non avrebbe mai riaperto e chi non avrebbe mai chiuso, ora deve inevitabilmente pensarci: inutile far finta che tutto sia passato, meglio davvero un controllo in più oggi che una nuova chiusura totale domani. Che sarebbe devastante, e non solo per l’economia.