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No alla riapertura delle indagini sulla morte di Manuela Murgia, la 16enne trovata morta in un canyon di Tuvixeddu, a Cagliari, il 4 febbraio del 1995. Il pm Guido Pani ha rigettato la richiesta presentata, tramite i legali Giulia Lai e Bachisio Mele, dai parenti più stretti della ragazzina. Tredici pagine, alla fine spiccano le parole più importanti: “Visto l’articolo 414 del Codice di procedura penale, rigetta l’istanza indicata in premessa”. Il pm Pani è lo stesso che, quasi trent’anni fa, si era occupato del caso della morte della Murgia. Niente passaggio in tribunale dal giudice, quindi, l’unica verità continua a essere quella del suicidio. Stando a quanto trapela, le prove portate dagli avvocati dei parenti della ragazzina, più la segnalazione di un testimone, non sono stati ritenuti elementi sufficienti per approvare la riapertura del caso, che avrebbe previsto tra l’altro la riesumazione del corpo di Manuela e anche una analisi specialistica legata al punto dal quale si sarebbe buttata quasi tre decenni fa, finendo poi tra le pietre e la ghiaia del canyon. L’autopsia, utile ricordarlo, all’epoca, non aveva definito se si fosse trattato di una disgrazia, di un suicidio o di un omicidio. La giovane era sicuramente precipitata da un’altezza superiore ai trenta metri. Il corpo era stato poi restituito ai genitori della giovane, residente in via Barigadu, per il funerale. Il caso, dopo un anno, era stato archiviato come “suicidio”. Una tesi alla quale, però, i parenti non hanno mai creduto. Ora, tuttavia, bisogna fare i conti con il rigetto della richiesta di riapertura delle indagini. Il fatto che, per il pubblico ministero, le prove portate non bastino per rimettere in moto la macchina della giustizia è un punto importante, del quale non si può non tenere conto. Ma, da parte dei due avvocati e dei parenti della sedicenne, c’è la volontà di andare avanti e di andare a bussare a altre porte.
Giulia Lai, una dei due legali, conferma appieno la volontà di non arrendersi: “Stiamo già studiando tutte azioni possibili, previste dal Codice di procedura penale”. Che significa, per esempio, fuori dal linguaggio squisitamente giuridico, magari provare ad andare a rivolgersi al procuratore. I familiari più stretti della giovane – padre, madre, le due sorelle e il fratello – promettono però battaglia, annunciandola con un lungo post sulla pagina ufficiale di Facebook dedicata al decesso della sedicenne, del quale riportiamo di seguito alcuni stralci: “Non a tutti i più deboli è concesso avere giustizia, esistono moti e morti. Questo è il caso di Manuela Murgia che, a soli sedici anni viene brutalmente assassinata e lasciata in un limo eterno di ingiustizia. Le immagini di Manuela parlano da sole, secondo loro precipitata a viso in giù, ma il sangue cola dalla bocca verso l’orecchio, caduta urtando il suolo con la parte anteriore del corpo ma i danni e le ferite sono posteriori. Un viso gonfio da pestaggio, torture fatte con un corpo contundente nella schiena, segni di strozzamento sul collo, addirittura un’impronta dietro l’orecchio, la maglia intima sparita nel nulla. Che si voglia proteggere qualcuno? A questo punto noi crediamo di sì”. Il post pubblico, correlato da una foto choc, pubblicata per la prima volta, del cadavere della sedicenne nel canyon, prosegue con quelli che, per i familiari, sarebbero alcuni “errori in sede di indagine. Non hanno chiuso l’area, non hanno preso calchi di pneumatici o scarpe, non sono mai saliti sul costone dal quale asseriscono si sarebbe lanciata, non hanno visionato i video dell’ingresso della sede del ponte radio Telecom posto in via Bainsizza. La Scientifica indirizzò subito verso l’omicidio, ci chiediamo allora perchè vogliono farlo passare per suicidio? Questa mattina Manuela è stata assassinata per la seconda volta. Chi dovrebbe garantirle giustizia da quasi ventinove anni ha deciso di rigettare l’istanza di riapertura, nonostante le nuove prove fornite. Perchè tuto ciò? Noi le risposte non le abbbiamo. Manu, noi non smetteremo mai di lottare per te, meriti giustizia e pace. Siamo pronti alla guerra, verità e giustizia per Manuela Murgia”.