“Mi sento una statua di sabbia, alla prima folata di vento mi disintegro”. Sta tutta in questa frase la disperazione, il papà di Lorenzo. Da giorni, 24 ore su 24, ininterrottamente e instancabilmente, cerca suo figlio Mattia, 8 anni, strappato da un’onda di fango dalle braccia di sua madre giovedì sera, quando una violentissima alluvione ha colpito le Marche, provocando 12 morti e ancora due dispersi. Silvia Mereu, farmacista 42enne originaria di Urzulei da dove la sua famiglia si era trasferita in cerca di fortuna, è in ospedale. E’ stata lei stessa a raccontare cosa è successo in quei terribili minuti: aveva in braccio Mattia, ha detto che il bambino è autistico e quindi non poteva parlare né chiedere aiuto, quando uno tsunami di fango gliel’ha strappato dalle braccia e scaraventato chissà dove. Da allora, di lui, nessuna traccia.
Sono passati 4 giorni da quei maledetti istanti, eppure il corpicino di Mattia sembra sparito nel nulla. Dopo gli appelli di Silvia dall’ospedale, che chiedeva di riportarle suo figlio, ora è il padre Lorenzo a parlare, chiedendo di intensificare le ricerche e dicendo, ripetendo, sussurrando che sì, forse suo figlio è ancora vivo.
Nella tristissima storia di un disastro senza precedenti almeno negli ultimi dieci anni, quella di Mattia è la storia che più fa male al cuore.











