Ventisei domeniche su cinquantadue, l’esatta metà del giorno festivo per eccellenza durante un anno. Intesa Lega-M5S, sullo sfondo c’è il cambio di passo rispetto alle liberalizzazioni attuate ai tempi del Governo Monti. Contando le domeniche “open” e le festività si arriverà a quota trenta. Poi, serrande abbassate. Il provvedimento – che deve passare il voto della Camera e del Senato, dove la maggioranza è saldamente giallo-verde – riguarderà tutte le regioni italiane, Sardegna inclusa. Saranno proprio le regioni a definire le aperture “standard”. E, a contorno, ci sono anche tutta una serie di fattori: dalla densità abitativa dei Comuni alla grandezza stessa dei negozi.
Per esempio, nei comuni fino a 10 mila abitanti saranno aperti i negozi fino a 150 metri quadri. Nei comuni con più di diecimila residenti, invece, aperti i negozi fino a 250 metri quadri. Stando ai numeri, quindi, il provvedimento riguarda anche i grandi centri commerciali. Per le zone turistiche – e bisognerà verificare se Cagliari, come città, ci rientra – c’è la possibilità di concentrare tutte le aperture nel periodo di alta stagione. Nelle città di mare, infatti, le 26 domeniche con i negozi aperti saranno concentrate da aprile a settembre, mentre in quelle di montagna tra dicembre e marzo e luglio e agosto. Nessun vincolo per i negozi dei centri storici. Apertura libera e senza limiti per gastronomie, gelaterie, fiorai, librerie, negozi di dischi e mobili e per chi propone artigianato locale, oltre che per cinema e centri sportivi. E per chi non rispetta la futura legge in arrivo multe salate: base minima 10mila euro, massima di 60mila, con il raddoppio in caso di recidiva.













