di Paolo Rapeanu
Ha vissuto gran parte della sua vita nel “cuore” della movida della Marina, in piazzetta Dettori. Lì, dal 1989, Isabella Murtas aveva imbastito la sua quotidianità, prendendo in affitto un appartamento insieme al marito e al figlio. “Fino al 2012 tutto è andato bene, poi con la movida è iniziato il mio inferno”. Di professione colf, la Murtas ha iniziato a perdere totalmente il ritmo del sonno: “La confusione proveniente da un locale proprio sotto le mie finestre mi ha fatto diventare una zombie. In estate, senza aria condizionata, dovevo tenere le finestre aperte, era come se le persone fossero dentro casa. Avevo fatto denunce su denunce alle forze dell’ordine, ma non hanno mai fatto nulla”. Una storia particolare ed esclusiva, quella che la 65enne sceglie di raccontare a Cagliari Online: “Ero arrivata ad avere attacchi di panico e spesso andavo dalla guardia medica. Più di una volta erano intervenuti anche i medici del 118. Mi sentivo impotente, avevo provato a chiedere ai giovani e meno giovani che frequentavano la piazzetta di fare meno rumore, ma venivo sempre presa in giro. Una volta mi invitarono, con toni non certo gentili, ad andarmene a dormire dentro la vasca da bagno”.
Si sente “tradita” dalla sua città, Isabella Murtas: “Nel 2016, ad aprile, avevo deciso di cercare una nuova casa, e da oltre due anni vivo ad Assemini. Non mi sono sentita libera di decidere per me, volevo restare a Cagliari. La Marina era un quartiere che sentivo mio, ma dal quale sono stata cacciata. I miei amici mi paragonavano a una zombie, ogni giorno era faticoso svegliarsi alle sei dopo aver dormito al massimo quattro ore. Io andavo al lavoro mentre chi faceva casino era ancora lì in piazza a divertirsi”, dice, riavvolgendo il nastro dei ricordi. Ricordi, appunto, duri a scomparire. Perché? “Ancora oggi, nonostante risieda in una zona silenziosa di Assemini, per riuscire ad addormentarmi devo tenere la televisione accesa e a tutto volume, proprio come ai tempi della Marina, quando ero costretta a fare così per coprire gli schiamazzi e le urla di chi ogni sera faceva movida”.










