“Fernanda Nocera è deceduta a causa di una candidemia sostenuta a C. Parapsilosis (la candida), infezione diagnosticata dopo il secondo intervento eseguito a sua volta a causa della deiscenza dell’anastomosi colo-rettale, motivo del primo accesso” al Brotzu. E le complicanze successive all’intervento dei primi di settembre non sono ascrivibili “ad una condotta colposa da parte dei sanitari che ebbero in cura la donna, infatti non sono stati ravvisati profili difformi” sia prima, sia durante che dopo l’intervento. A mettere nero su bianco, nelle conclusioni, il motivo principale del decesso della 76enne, avvenuto lo scorso 11 settembre 2022, è il medico legale nominato dalla procura, Francesco Locco, e chiamato a dare una risposta sul perchè l’anziana sia spirata dopo il suo ingresso nel più grosso ospedale sardo il 23 agosto dell’anno scorso. La relazione è datata sedici novembre 2022, il deposito nella cancelleria del tribunale di Cagliari è avvenuto lo scorso 22 febbraio e oggi è tra le mani del legale del figlio della settantaseienne. Nei mesi c’è stato un cambio di pm: la consulenza tecnica medico-legale era stata richiesta dal pm Andrea Vacca, oggi il caso è tra le mani della sua collega Roanna Allieri. Nelle carte è ripercorso sia il primo ricovero con relativa operazione, nel 2021, sia il secondo, con tanto di operazioni colo-rettali, che si è concluso con la morte della Nocera. Il medico legale chiarisce che le complicazioni post operatorie non sono ascrivibili “ad una condotta colposa da parte dei sanitari”. E fa anche notare che la donna fosse una fumatrice con una broncopneumopatia cronica ostruttiva e con un’anamnesi neoplasia vescicale. “La vicenda è tutto fuorchè semplice, sia sotto il profilo medico che sotto quello legale”, precisa dottor Locco. E, dalle carte, emerge anche che il nove settembre, un esame sulla punta del catetere venoso centrale è risultato positivo per S. Hemoliticus, cioè il batterio dello staffilococco.
La donna ha iniziato la terapia il sei settembre, dopo una consulenza infettivologica, due giorni dopo l’esame colturale. I due giorni di distanza, però, “non hanno avuto un effetto causale sul verificarsi dell’evento, soprattutto nella sua accezione penalistica”, osserva Francesco Locco. “Se la terapia fosse stata cominciata il 4 settembre non si può affermare, al di là di ogni ragionevole dubio, che la Nocera si sarebbe salvata, infatti la mortalità sarebbe stata in ogni caso del 15% contro il 37 del caso concreto”. Da qui l’assenza di elementi di colpa per i medici del Brotzu. Ma il figlio di Fernanda Nocera, Alexandro Soro, seguito dall’avvocato Francesco Mastino, non ci sta e punta proprio sulla scoperta di quel fungo quando la madre era già ricoverata da quattordici giorni per sperare che ci siano altre indagini: “Nomineremo un consulente di parte”. L’avvocato Mastino è chiaro: “Non ci fermiamo alla relazione del consulente tecnico d’ufficio ma, a questo punto, chiediamo una consulenza da parte di un infettivologo per vederci meglio e chiarire la situazione. Dalle carte, secondo me, c’è il tanto per dire che il virus, Fernanda Nocera, se lo sia preso quand’era all’ospedale”.











