Dal faldone legato alla morte di Manuela Murgia, la sedicenne trovata senza vita il 4 febbraio 1995 in fondo a un canyon di Tuvixeddu, mancherebbero alcune carte e elementi. A dirlo sono le due sorelle e il fratello della sedicenne, insieme ai loro legali: “Dopo trent’anni, siamo ancora in attesa di gran parte degli atti e dei vestiti (corpo di reato) della nostra amata sorella”, così i parenti nel gruppo ufficiale di Facebook dedicato alla triste vicenda della loro parente. A confermare l’assenza di parte dei documenti è la legale Giulia Lai, che insieme al collega Bachisio Mele tutela tutta la famiglia della sedicenne. “Non sono in grado di dire dove siano finiti né la Procura né la questura. Nel 2023 ho fatto una richiesta di accesso agli atti, non trovando i verbali di sequestri e perquisizioni, così come di persone interrogate all’epoca dei fatti” conferma la legale a Casteddu Online. “Noi stiamo comunque andando avanti alla ricerca di nuovi elementi utili a fare riaprire l’indagine”.
Sinora, infatti, quello di Manuela Murgia è un suicidio. I familiari da sempre sostengono invece che qualcuno, forse anche più di una persona, l’abbia assassinata. Lo scorso mese di agosto è stata respinta l’istanza presentata dagli avvocati Lai e Mele per la riapertura dell’inchiesta.










