Gli scatoloni con dentro gli abiti, le macchine da cucire, gli impianti di amplificazione e le attrezzature sono già stati chiusi. Tempo qualche giorno e, salvo miracoli, finiranno in un magazzino per chissà quanto tempo. A Monserrato chiude, dopo 46 anni, lo storico Gruppo di cultura popolare. La “casa”, da sempre, è stata in via Zuddas. Un archivio storico immenso, più tutti gli abiti di scena che hanno consentito all’associazione, per decenni, di organizzare “Su Fogadoni de Santu Sebastianu” a gennaio e, un mese dopo, partecipare al classico Carnevale monserratino: “Purtroppo i soldi sono finiti, non possiamo più garantire l’affitto di 450 euro al mese e ci hanno sfrattato”, spiega Saverio Usai, 53 anni, presidente dal 2017 e socio dal 1987: “Insieme a me ci sono altri trenta soci. Sin dalla nostra fondazione abbiamo sempre garantito l’aggregazione sociale, lo scambio culturale tra i soci, tra associazioni e la popolazione. Ognuna delle sedi che abbiamo avuto in questi 45 anni di attività ha lasciato in noi dei ricordi. La nostra sede è la nostra casa, è famiglia”, spiega Usai. “Purtroppo, dal 2019 non abbiamo più potuto organizzare nessun evento: ‘su ballu tundu’, le altre iniziative, tutto bloccato per colpa del Coronavirus. E il Comune ci aiuta solo quando ci sono le manifestazioni, dandoci un rimborso”.
Tradizione a rischio in città, quindi: “Stiamo cercando un nuovo spazio, ma sinora i costi sono davvero insostenibili. Non c’è un posto dove poterci trasferire, siamo costretti a chiudere”, prosegue, con la voce rotta dalla tristezza, il numero uno del gruppo di cultura popolare di Monserrato: “Locci, aiutaci tu. Spero che il Comune abbia uno spazio libero”, dice. “O, anche, confidiamo nella disponibilità di qualche privato. Vogliamo continuare a esistere”.
IL SINDACO: “TROVEREMO UNA SOLUZIONE” – “Siamo già stati contattati da parte di questa e di altre associazioni, ci stiamo muovendo per trovare soluzioni”, spiega il sindaco Tomaso Locci. “Sin dal 2017 abbiamo dedicato un intero stabile alle associazioni monserratine, inclusa la Pro Loco. Mi riferisco alla struttura di via Tito Livio, ristrutturata. All’epoca non c’era stata la richiesta del Gruppo di cultura popolare. Comunque, l’impegno a trovare soluzioni, con i tempi necessari, sarà massimo”.










