Una denuncia pubblica, perchè altre ragazze come lei non cadano nella trappola del maniaco e chiamino subito la Polizia. Aveva terminato da poco di partecipare “ad un evento di Amnesty riguardante la tematica del consenso, molestie e violenza” e, tranquillamente, stava già pensando a cosa mangiare per cena, Erika Fadda, studentessa fuorisede di ventotto anni (nata a Ortueri, residente a Cagliari), quando il ritorno tra le pareti domestiche si è trasformato in un incubo. È lei la giovane che è stata “molestata in via Toscana” da un uomo che, stando alla denuncia presentata alla polizia, l’aveva presa di mira sin da quando era a bordo del pullman del Ctm. “Ho prenotato la fermata e sono scesa in via Toscana. Un uomo mi ha seguita, si è subito avvicinato a me e mi ha detto di volermi accompagnare a casa perchè stavamo andando nella stessa direzione”. Uno sconosciuto, mai visto prima dalla giovane studentessa: “Avrà avuto tra i 35 e i 40 anni, vestito di scuro, con un basco. Una persona molto comune, senza segni particolari, non indossava la mascherina”. Erika Fadda non si è fatta intimorire, anche se confessa “di aver avuto paura”, come è normale, e ha reagito. Verbalmente: “Gli ho detto di non avvicinarsi e di andarsene, ma lui insisteva”. Una situazione molto pericolosa, risolta anche grazie a un colpo di fortuna: “Due uomini stavano uscendo da un edificio, ho subito chiesto aiuto. Uno dei due ha chiamato la polizia, invitando il personaggio ad andarsene”. E il maniaco, in una situazione di “uno contro tre”, non ha reagito.
“Se n’è andato, scappando a piedi, non prima di aver detto che erano ‘esagerati, non ho fatto niente, voglio solo accompagnarla a casa, anche perchè andiamo dalla stessa parte’. Pochi minuti dopo, l’arrivo di una volante del 113”. La giovane ha deciso di denunciare pubblicamente il fatto: “Perchè è giusto che altre persone non si trovino in situazioni così spiacevoli”, afferma, “anzi, bisogna sempre denunciare perchè, se una persona risulta già segnalata o dovesse compiere di nuovo un gesto simile, le autorità hanno almeno una chiara descrizione dei fatti”. E, naturalmente, la speranza di Erika è che, al termine delle indagini, gli agenti la ricontattino per avvisarla che “il personaggio è stato bloccato. In questi casi bisogna restare col sangue freddo e reagire in maniera razionale, chiedendo aiuto e non scappando”. E, soprattutto, come ha coraggiosamente fatto lei in quei minuti terribili, “evitare che la persona vi segua sino a casa”.








