Chi può aprire il portafoglio per pagare si cura fuori Sardegna. I costi di aerei e navi sono alle stelle ma la salute è prioritaria. Tutti gli altri, però, finiscono vittime delle lunghe attese e di esami e interventi spesso inefficaci. L’ennesimo buongiorno tragico della sanità sarda viene ricordato, stavolta, dai medici e dagli infermieri: contestati sempre dai malati, sempre più stremati, hanno deciso di dire basta: “Siamo anche noi vittime di un sistema che in Sardegna non funziona”. In duecento hanno protestato in piazza del Carmine a Cagliari, spalleggiati dai sindacati Nursing Up, Anaao Assomed e Cimo. I cartelli raccontano già più di parole e fischietti: “Spremuti come limoni e lasciati senza pensioni”, “Turni massacranti uguale morti tra i degenti, vogliamo una sanità efficiente per tutti”, “Rispetto per gli infermieri”. Sono arrivati a manifestare da tutti gli ospedali sardi contro un Governo nazionale che non li aiuterebbe a dovere e uno regionale che, a detta di molti, ha portato a una situazione tragica: “Ci sono giovani laureati in scienze infermieristiche che prendono uno stipendio, inadeguato, e sono costretti a fare l’Oss, il centralinista o il portinaio”, afferma Diego Murracino del Nursing Up, “molti giovani sono fuggiti in Italia e all’estero dove hanno paghe adeguate e un lavoro decisamente migliore, con dignità professionale”. Insomma, nell’Isola restano in pochi, non ci sono ricambi o sostituzioni e chi già lavora è sempre più disperato: “La Regione sta creando condizioni di lavoro dequalificanti. Sono centinaia i casi di condizioni pessime. Non ci si può assumere la responsabilità di lavorare nella sanità e poi essere i peggio trattati”. E per i pazienti che si lamentano di tempi lunghi, cure spesso inadeguate o inesistenti? “Non può esserci qualità verso gli utenti se gli operatori sanitari non sono messi in condizione di svolgere al meglio la loro professione”.
Concetti ribaditi anche da Susanna Montaldo dell’Anaao Assomed: “La situazione di crisi della sanità vale in tutta Italia, mancano i soldi per assumere le persone e avere stipendi adeguati sia per medici sia per infermieri. Scioperiamo insieme perchè la popolazione deve capire che siamo come i panda, in via di estinzione”, afferma la Montaldo, che lavora nel Policlinico di Monserrato: “L’ospedale è un’eccellenza per il personale che lavora, ma se devi fare i lavori di altre due persone perchè non sono state assunti, non può avere efficienza ed efficacia per i cittadini. A loro dico di protestare insieme a noi, unitevi alle nostre richieste. La politica ha necessità di vedere le persone che si mobilitano”. Luigi Mascia del Cimo aggiunge che “c’è il rischio di non riuscire a lavorare in sicurezza, medici e infermieri sono così pochi che possiamo scioperare solo con i delegati. Il sistema sanitario italiano è sottofinanziato e così è impossibile garantire i livelli essenziali di assistenza”.








