di Paolo Rapeanu
Da Dakar a Cagliari, tredici anni fa, per una nuova vita in uno spicchio del mondo molto diverso dal suo. Mbaye Gueye, 53 anni, dallo scorso dicembre gestisce una gastronomia cento per cento senegalese: “Proponiamo molti piatti tipici, dal riso con pesce al pollo con riso, dai succhi di zenzero, baobab e karkadè ai dolci. I cagliaritani stanno apprezzando sempre più la nostra cucina”, confida felice Mbaye. Lo sguardo, però, si sposta anche inevitabilmente ben oltre la cucina, e va fino al mare. Quel mare dal quale arrivano tanti suoi connazionali disperati, alla ricerca dell’Eldorado: “L’immigrazione c’è in tutto il mondo, così come le illusioni, la vita è fatta così. Chi aarrva spesso non trova lavoro e ha difficoltà. La maggior parte non rimane perché non si sente a casa, la loro destinazione non è Cagliari ma Milano o la Francia, dove pensano di trovare un’occupazione”. Un’analisi un po’ “sorprendente”, quella fatta dal ristoratore senegalese.
“Chi arriva con i barchini ha affrontato un viaggio duro, partendo dal deserto per arrivare in Libia, poi via mare”. Un percorso “molto duro, per fortuna qualcuno di loro si è salvato”, riconosce il 53enne. “Qui le regole sono le stesse per tutti, chi arriva deve impararle e rispettarle”. E, se è vero come è vero che “il lavoro non c’è per tutti nemmeno qui in Sardegna”, Mbaye è sicuro: “Per lo sviluppo di qualunque Paese serve l’immigrazione, ma servono anche regole chiare per vivere tutti bene insieme”.










