Mario Sesselego, pittore cinquantenne, nella tavolozza dei colori della sua vita ha trovato, nel 2010, il “nero” della malattia: “Cirrosi epatica, un anno lunghissimo in lista d’attesa per poter fare il trapianto”. Trapianto di fegato, ovviamente, che è arrivato “dopo un periodo molto difficile, iniziato esattamente nel 2010 e finito nel 2014. Anni segnati da continui ricoveri, soprattutto nell’ultimo periodo”, confida, quasi sottovoce, Mario. In più di un’occasione ha pensato di non farcela: “I medici e gli psicologi del Brotzu sono stati fondamentali, con il loro supporto mi sono fatto forza”. E, appena uscito dalla sala operatoria ed aver abbracciato i suoi genitori, ha respirato un’aria tutta nuova.
“Ho imparato a dare valore anche alle cose più semplici della vita. Durante la malattia ero seguito da una persona, aver riacquistato l’autonomia e la libertà non ha prezzo. Mi sono concesso qualche vacanza, a Roma e in altre zone d’Italia, provando finalmente un senso di soddisfazione e gioia”








