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Mario Melis, dieci anni dopo la morte il suo esempio è ancora vivo

di Federica Melis
20 Giugno 2017
in campidano, sardegna

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Mario Melis è morto dieci anni fa. In tutti questi anni ne avrò parlato migliaia di volte. Per parlare della sua azione di governo e per richiamare il suo lascito politico di dirigente del Partito Sardo d’Azione. E anche per dire il mio affetto e la mia stima.

Ora lo voglio ricordare per due questioni politiche che trovo più che mai attuali.

La prima riguarda il suo senso dello Stato e la consapevolezza che il Presidente della Regione Autonoma della Sardegna era di fatto il Presidente dello Stato di Sardegna. Diceva : se vuoi raggiungere la sovranità statuale ti devi comportare come se la sovranità ci sia di fatto. Lo diceva quando era il Presidente e lo ha detto a qualche suo successore del quale aveva stima. Lo diceva agli Assessori con i quali aveva più familiarità e confidenza  riportando impressioni degli incontri con il governo dell’Italia o con i Commissari dell’allora Comunità Europea. E lo diceva con l’orgoglio portato nel confronto e ,molto spesso ,nello scontro. E tutti noi eravamo consapevoli che la sua forza di Presidente dei Sardi valeva i commenti di parlamentari e ministri che preferivano evitare lo scontro con una così forte personalità. E con la giustezza delle posizioni. Posizioni di rivendicazione .Mai di querula petizione ma affermazione di giusti diritti e di proposte di governo che li incarnavano.

Questo alto senso dello Stato e il sentire fortemente il senso della funzione di rappresentanza del Popolo Sardo lo manifestava quando, eletto nel Parlamento italiano o nel Parlamento europeo, si impegnava sui problemi della Sardegna e sui problemi generali che attenevano alle riforme istituzionali in genere ,le quali avrebbero avuto ,poi,ricadute sulla Regione Autonoma. Ho conosciuto suoi vecchi colleghi parlamentari sia in Italia sia in Europa. E ricordavano tutti il tratto dell’alto senso delle Istituzioni come il tratto principale della sua personalità e del suo fare politica.

Sulla sovranità esercitabile era intransigente. La sovranità o la eserciti o decade. Questo era il suo pensiero.

Un giorno mi sentì dire ,in una assemblea, che il fallimento della politica di Rinascita era stata causata principalmente da carenza di sardismo. Carenza di sardismo anche in casa sardista. Mi chiese di scrivere di più su questo tema che , secondo lui, era attinente alla politica di sviluppo e alla capacità di governo ,rimasta debole e , talvolta, suddita di poteri e voleri che nulla avevano a che vedere con gli interessi del Popolo Sardo. Se mi è consentito un apprezzamento ancora più personale ,in quei confronti e nelle lunghe conversazioni, quando non avevamo più impegni istituzionali, si è definita una forte spinta verso la definizione della teoria e della pratica politica che oggi chiamiamo sovranista. Proposta politica avanzata poi dalla federazione provinciale di Cagliari al congresso del PSd’Az di Arborea. Con scarso risultato e di attenzione e di comprensione. A Mario Melis ,anche per questo , va dato merito.

La seconda questione per cui lo voglio ricordare è la sua politica delle alleanze e la sua forte determinazione a definire la necessità del sardismo  a trovare una collocazione nel campo progressista. Secondo lui in maniera definitiva. Mario Melis non era un militante di sinistra, nel senso di una collocazione in qualche modo ideologica e preordinata a un rapporto esclusivo e ineludibile con i partiti dello schieramento di sinistra. Lui , che non era lussiano, aveva però ben chiaro nel suo fare politica l’orizzonte delle coerenze che lo portarono ,e con lui il gruppo dirigente del PSd’AZ, a privilegiare la alleanza con il Partito Comunista italiano. Altri tempi, altri dirigenti e altra temperie politica, in Italia e in Sardegna.

Con lui allora si strinsero patti politici negli enti locali della Sardegna. E dalla collaborazione politica e culturale nei territori nasceva quella spinta che portò a stringere confronti politici e culturali con il ceto dirigente della sinistra socialista e comunista. E si è realizzata una contaminazione reciproca ,profonda , che ha modificato gli assetti politici e culturali della Sardegna. Grazie a questi umori nati dal confronto di giovani intellettuali e dai movimenti che si formarono, sorse il “vento sardista” che portò il PSd’AZ a ottenere dodici consiglieri regionali nelle elezioni del 1984 e alla formazione della Giunta di sinistra e sardista sotto la sua presidenza.

Le alleanze e il rispetto dei patti furono uno dei cardini del suo fare politica nella convinzione che il sardismo avrebbe finito per diventare la visione politica che alla fine avrebbe trionfato. Nel senso che la visione del sardismo progressista era, secondo lui, la forma naturale della politica del popolo sardo.

E nelle alleanze era per lealtà piena. E altrettanta lealtà pretendeva dall’alleato.

Così non sono andate le cose ,con la sua scomparsa. Non sono andate come lui avrebbe voluto in casa sardista e così non sono andate le cose nelle case degli alleati. Con grande danno per la Sardegna e grandi sofferenze per la sua gente.

Nel cuore dei Sardi resta il più grande Presidente della Regione Autonoma della Sardegna.

 

Gesuino Muledda

Tags: gesuino muleddamario melis
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