Ha tremato quando si è sentita male e l’ambulanza, a sirene spiegate, l’ha portata all’ospedale. Dopo quasi un mese dal ricovero per un’emorragia cerebrale, invece, il figlio di un’ottantasettenne di Cagliari, Roberto Pani, continua a tremare ma principalmente per la rabbia. Le visite nella clinica in cui è stata trasferita, la San Salvatore? “Sono col contagocce. Posso andare solo tre volte alla settimana per non più di 30 minuti. In sette giorni fanno un’ora e mezzo, troppo poco rispetto alla possibilità che avevo al Brotzu, ben due ore al giorno tra la mattina e la sera”, spiega. Il motivo delle visite col contagocce? “Le restrizioni Covid, così mi hanno spiegato dalla clinica. Ma perchè una regola simile deve ancora valere per loro e non vale più, invece, per gli ospedali?”. È molto preoccupato, Pani: “Mamma non ha una gamba fratturata o un dito rotto. È ancora in regime di ricovero per un’emorragia al cervello, potrebbe sentirsi abbandonata proprio dal figlio. Ha già perso il marito sei mesi fa”.
E c”è di più: “Tra sabato e domenica ho fatto almeno una trentina di telefonate per sapere le sue condizioni di salute. Dall’altro capo del telefono, cioè dalla clinica, non mi ha mai risposto nessuno. Mi domando: è possibile avere un po’ più di umanità a questo mondo, soprattutto per un figlio che è in ansia per le condizioni di salute della propria madre, anziana e allettata?”.









