Malloreddus anche con l’aragosta sarda. Cucina tipica da export a Parigi e nei Caraibi

PERCORSI ENOGASTRONOMICI – Carciofo, aragosta, filindeu, malloreddus, pani carasau. Coprifuoco sino alle 22. Ma le pentole e le padelle sul fuoco non sono vietate. E allora in Sardegna a dicembre si pensa a preparare da mangiare. E a mangiare. A casa, a tutte le ore. Nei ristoranti, per ora, solo a pranzo

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La concentrazione di rassegne e proposte culinarie, tutte incentrate sulla tradizione enogastronomica sarda, nelle ultime settimane è stata da record mondiale. Dai piatti più semplici a quelli più elaborati che mischiano le idee degli chef nazionali in visita o locali con la tradizione sarda.

Un nome su tutti, Gianfranco Vissani, protagonista appena una settimana fa di “Dolia è 2020”, il festival organizzato dall’associazione Framentu e dedicato alle eccellenze enogastronomiche di Dolianova e del Parteolla. Il grande chef ha creato delle variazioni a grandi classici sardi – talmente noti che sono finiti anche sul vocabolario Zanichelli- come malloreddus e pane carasau. I primi lui li ha reinventati all’aragosta con un accostamento insolito. Ma che, a pensarci bene, ci sta.

Il secondo invece lo ha arricchito e insaporito con le uova di quaglia. E in più, come secondo,  ha proposto il sarago al brebi bleu. Al di là della star della tv ai fornelli,  la manifestazione è stata un trionfo di piatti tipici come is michittus, tagliatelle sarde da servire secondo tradizione nel modo più semplice, con sugo di pomodoro e pecorino sardo. E poi olive a scabecciu fregula. Sino al dolce con i gavorrinus, speciali biscotti alle mandorle e is guefus, pieni di colore è di sapore. Chef guest star. Ma la cucina sarda, ad esempio quella di Oliena di Salvatore Ticca, è da esportazione. Il cuoco e proprietario del Ristorantino Shardana a Parigi ha presentato una sua versione della “pecora in cappotto avvolta nel filindeu”. Lo ha fatto in occasione di “Re-Story-It”, il progetto promosso dall’Ambasciata italiana e dal Consolato Generale d’Italia a Parigi. Il filindeu è una pasta lavorata a mano della tradizione nuorese citata anche in una delle sue opere da Grazia Deledda.

Gallura nei Caraibi invece con Gianfranco Pulina, chef di Bortigiadas che sta portando formaggi, bottarga di Cabras e vini sardi nella Repubblica Dominicana. La sua pagina Facebook spiega cosa si fa nel suo ristorante italiano a Las Galeras Village.

Una delle proposte? Zuppa di frutti di mare della Bahia di Samaná, polpo arrostito con mangu’ di yuka. Centroamerica sì. Ma anche Sardegna: ravioli ripieni di gamberi freschi e zucchine di campo con la riduzione di brodo di pesce e bottarga di muggine, crostini con sardine e burrata, culurgiones ai frutti di mare. Tornando in Sardegna si possono inventare creazioni di gusto anche partendo da materie prime molto semplici. È successo nel primo contest culinario  “Carciofestival“, nell’ambito della rassegna   “Marina di Gusto”, manifestazione patrocinata dall’assessorato regionale al Turismo e all’Artigianato. Coinvolti dieci ristoranti. Tema: la valorizzazione del carciofo spinoso di Villasor. In palio l’ambita “forchetta d’argento”.

Innovativa la proposta di Arte in tavola” dell’Osteria del Forte a Palazzo Doglio a Cagliari. Lo chef Alessandro Cocco sta proponendo piatti ispirati e abbinati agli artisti della Collezione Ingrao della Galleria Comunale di Cagliari come Filippo De Pisis, Giorgio Morandi, Mino Maccari e Felice Casorati. Arte e “roba da mangiare” anche per “Enoteca, i pranzi della domenica alla scoperta del territorio” a Sa Scolla a Cagliari. C’è uno chef, Francesco Vitale. Ma c’è anche una voce, quella dell’attrice Laura Fortuna, che “recita” le bellezze, le bontà e i sapori di identità della Sardegna. Oggi, per esempio, c’è un pranzo tutto allo zafferano sardo: carciofo in tempura, vellutata di ceci, cozze, cipollotto verde e panna acida, risotto (naturalmente allo zafferano) e cardoncelli. E poi merluzzo, beurre blanc (allo zafferano) e spinacio. E c’è persino un minestrone di frutta e verdura in brodo (di zafferano) e sorbetto al pompelmo rosso. Tutto accompagnato da vini rigorosamente sardi.

Boom in questi giorni per il panettone artigianale sardo. La conferma arriva da Confartigianato con l’invito a fare attenzione alle etichette e all’utilizzo di materia prima “fatta in Sardegna”. Uno dei più buoni si fa a Berchidda: c’è persino una versione al cannonau.

A  Villagrande Strisaili,  il Panifico Demurtas,  ha realizzato un nuovo prodotto, il “Panettone alla Birra sarda: nel periodo natalizio è particolarmente apprezzato per le caratteristiche qualitative.

 

 

Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Autonoma della Sardegna , Assessorato del Turismo , Artigianato e Commercio. Ripartiamo dalla Sardegna. Sardegna: capace di abbracciare il mondo