Basta un divieto per garantirsi il risultato? Ovvio che no, in Italia poi dove fatta la regola è già stato trovato l’inganno. Certo da qualche parte bisogna pur partire, ma se insieme all’ordinanza che vieta la vendita di alcolici da asporto dalle 22 alle 6 del mattino non vengono intensificati i controlli, allora quell’ordinanza firmata dal sindaco Paolo Truzzu per imporre una stretta alla malamovida diventa inutile. Un modo per intervenire senza intervenire davvero, insomma.
Intanto perché il fascino del trasgredire le regole è forte e potentissimo, nei giovani soprattutto ma non solo in loro: bottiglie passate sottobanco e sfrontatamente consumate alla luce dei lampioni della Marina sono la regola. E quindi, molto banalmente, inutile fare un’ordinanza se non si possono garantire i controlli, agenti che stiano alle costole dei venditori per costringerli a rispettare le regole.
Seconda considerazione, un divieto è sempre il modo più rapido e comodo per non affrontare i problemi. E quello dei giovanissimi che si ubriacano in malo modo diventando protagonisti di orride scene da bassifondi di periferia è un problema. Serio, reale, gigantesco di Cagliari, del centro di Cagliari e non solo nei fine settimana. Un problema denunciato e più volte rimasto inascoltato da psicologi, sociologi, assistenti sociali, con genitori quasi sempre non pervenuti.
Questo è il nodo, questo è il tema scottante, la questione che si dovrebbe riuscire in qualche modo ad affrontare. Perché ragazzine e ragazzini di 12, 13, 14 anni ubriachi fradici senza che nessuno l’abbia loro impedito, in piena notte, sono un’enorme emergenza sociale. Al di là di qualunque ordinanza.











