Da semplice dipendente a titolare di una profumeria di Quartu Sant’Elena, in via Marconi. Ludovica Marogna, 50 anni, ha deciso di solidarizzare con i suoi colleghi del resto d’Italia, “in guerra” contro la partita Iva, abbassando le serrande della sua attività “per un’ora. Avrei voluto fare di più, ma restare anche tre ore chiusa è un grosso sacrificio”. Anche lei deve fare i conti con le quote da versare, calcolate in base ai ricavi. “A fine mese non mi rimane quasi nulla, passo ogni giorno otto ore cercando di accontentare i clienti ma, poi, tutto quello che guadagno mi viene tolto”. Meglio, non tutto tutto: “Il sessanta per cento, contando le tasse e gli acconti vari dell’Iva. Sono cresciuta in questo negozio, ci sono da venticinque anni e ho fatto la scelta coraggiosa di rilevarlo quattro anni fa. Ho voluto provare ma è dura, durissima”, afferma, intristita, la commerciante. Che, da dipendente, aveva la garanzia di uno stipendio fisso: “Ora non più. Combatto anche contro internet, le Città Mercato e le varie aperture straordinarie, non posso fare più di quanto sto attualmente facendo”.
C’è comunque spazio, almeno nel suo caso, per una piccola consolazione: “Sono fortunata perchè ho un marito che lavora, ma anche lui ha una partita Iva. Forse”, ipotizza la Marogna, “per me è difficile perchè sono comunque all’inizio”. Ma, alla fine della giostra, anche per lei la situazione “è davvero tosta”.










