L’ha finita, racconta, “scortato dalla polizia tedesca nella mia camera, dove ho potuto prendere i documenti e poi lasciare la città, andando da mio cugino a Trier. È stata la fine di un incubo”. È ancora scosso Marco Cirina, cagliaritano di ventisei anni. È fine novembre quando legge un annuncio su un gruppo Facebook: “Cercavano un lavapiatti, il titolare italiano, mi ha contattato su Messenger, offrendomi novecento euro al mese più vitto e alloggio”. Poi, con molta fatica, è riuscito a ottenere i soldi per il biglietto aereo della speranza: “Sono partito il 2 dicembre, dopo due scali sono atterrato all’aeroporto di Rostock”. Il futuro capo viene a prenderlo in auto, e da lì a poco inizia l’odissea: “Ha iniziato a farmi svolgere mansioni non previste, dovevo lavorare otto ore al giorno ma, invece, mi voleva in sala alle sette del mattino”.
La pazienza del giovane cagliaritano è durata poco: “Il 5 dicembre gli ho detto che volevo andarmene, lui mi ha insultato, dicendomi ‘sardignolo’, ‘sardo di m….’. Volevo prendere le mie cose, inclusi i documenti, e scappare, lui allora mi ha chiesto cinquecento euro e, al mio rifiuto, mi ha dato uno schiaffo in faccia. Sono riuscito a raccontare tutto alla polizia, mi hanno accompagnato di nuovo in camera e poi ho chiesto un passaggio almeno sino alla stazione. Gli agenti mi hanno spiegato che il tizio non era nuovo a simili comportamenti. A chi cerca lavoro all’estero”, dice Cirina, “dico di non partire alla ventura come ho fatto io, sempre meglio, prima, prendere tute le informazioni del caso”.












