Alessandra Glander ha 46 anni e, quattro anni fa, insieme a una sua amica, ha aperto il “Rafà”, un coffee bistrot alla Marina, a Cagliari. Anche lei, dalle 18, può salvare gli incassi solo con l’asporto o il domicilio: “Ci stiamo attrezzando, ma non copriremo le spese”, ammette. “Il fatturato principale lo facevamo dalle diciotto a mezzanotte, ora abbiamo dovuto ridurre dell’80 per cento le ore di lavoro nostre e dei nostri dipendenti”. È contraria alla nuova stretta del Dpcm di Conte, ovviamente, l’imprenditrice: “È superficiale. Gli orari vanno cambiati, dovremo tagliare ancora e i nostri dipendenti finiranno in cassa integrazione. Ci dovremo tenere una sola collaboratrice e, poi, le ore restanti le copriremo io e la mia socia”. È arrabbiata, la Glander, soprattutto perchè “il locale viene sanificato e si rispettano le distanze”.
E, nelle viuzze della Marina, “ci sono ragazzi dai 14 ai 20 anni che girano con le bottiglie di alcolici comprate nei negozi aperti e si scambiano bottiglia e bicchieri senza nessun tipo di riguardo. Ogni sera ci scontriamo con questa realtà. Le tasse? Devono essere proporzionate al nostro reale ricavo”.










