Lidia Todde è la presidente dell’associazione Obiettivo Sanità Sardegna Onlus, da anni si batte per migliorare il servizio sanitario del Sarrabus. Nonostante la sua salute precaria, Lidia non si arrende e negli ultimi anni tutte le sue energie sonoLa battaglia per salvare l’s spese per salvare il San Marcellino di Muravera che è stato ridimensionato e ora rischia di diventare un ospedale fantasma. Il danno per la comunità del Sarrabus ma non solo, è immenso.
Lidia Todde, qual è la situazione attuale del San Marcellino?
A dicembre del 2012, sotto le vacanze di Natale, la Asl 8 in tutta segretezza, concepì un atto aziendale per ridurre drasticamente tutti i servizi dell’ospedale, in modo da togliere linfa vitale ai reparti per ridimensionare ancor più i servizi esistenti, tipo togliere il laboratorio di analisi e di immagini, ridimensionare il reparto di chirurgia in un servizio di week surgery, funzionante dal lunedì alle otto fino al venerdì alle quattordici, lasciando scoperto il territorio per le urgenze-emergenze. Ogni due anni c’è un allarme perché il dimensionamento è occulto e sotterraneo, togli un servizio oggi, uno domani e si resta con nulla. Con la nuova riforma sanitaria, approvata dal Ministero della Salute e concordata con le Regioni, emerge un quadro molto confuso e di difficile interpretazione. L’unica cosa che vogliono fare è chiudere i piccoli ospedali e trasformarli in ospedali di comunità, depotenziando i servizi esistenti e trasferendo tutte le urgenze-emergenze a Cagliari, centralizzando anche i laboratori di analisi e togliendo i biologi. Cosi come per i medici radiologi. Lasceranno i tecnici per eseguire le radiografie e le lastre verranno refertate online. In questo modo non si avranno più garantite le urgenze-emergenze, ma tutto verrà mandato a Cagliari tramite computer.
Quale futuro si prospetta per i pazienti del Sarrabus e dei territori confinanti?
In questo momento c’è solo molta paura in quanto con la delibera di novembre in cui si taglieranno gli anestesisti e la chirurgia verrà effettuata dal lunedì al venerdì, lasciando scoperti i festivi e un solo anestesista la notte, e questo impedirà di operare d’urgenza. Purtroppo per gli anestesisti si spende una cifra esorbitante, essendo stati assunti con l’ex articolo 55, e vengono pagati 70 euro l’ora. E’ logico che in una situazione del genere si viene a creare lo spreco, e poi siamo noi a pagarne le conseguenze.
Cosa si prospetti per i futuro non è chiaro, ma il ridimensionamento verrà fatto, questi sono i presupposti per farlo, lasciando sguarniti i reparti di ciò che serve.
La nostra associazione stavolta non si è fidata dei sotterfugi fatti, in quanto in passato ci siamo fidati degli amministratori e ci hanno svenduto. Il piano di ridimensionamento è in atto da circa tredici anni e piano piano ci stiamo ritrovando senza servizi.
Prima hanno tolto i reparti, poi hanno tolto i posti letto che da circa 60 sono diventati 44. A dicembre 2010 hanno inaugurato i reparti nuovi, l’ospedale è stato ristrutturato a nuovo, un gioellino. Adesso come una spada di Damocle sul capo, c’è il reale pericolo della riorganizzazione degli ospedali periferici e non si prospetta nulla di buono per noi.
Quali iniziative avete intrapreso per salvare l’ospedale?
Abbiamo raccolto 8.409 firme sul territorio. Le abbiamo mandate con una lettera di accompagnamento al Presidente Pigliaru, all’Assessore alla Sanità Luigi Arru, al Commissario della ASL 8 Savina Ortu, ai sindaci del Sarrabus e del Gerrei, compresi i sindaci di Tertenia, Escalaplano e Perdasdefogu. Nella lettera si richiedeva il tavolo tecnico per discutere insieme le priorità del territorio, insieme agli amministratori e ai tecnici della Asl 8. Abbiamo avuto un incontro col direttore sanitario del San Marcellino e col responsabile del poliambulatorio. Il 26 novembre nasce il gruppo fb Salviamo l’ospedale San Marcellino di Muravera, cui hanno aderito circa 4. 300 persone. Il 20 dicembre u.s. la nostra prima assemblea civica per informare i cittadini dei problemi inerenti il P.O. San Marcellino e chiedere ai cittadini proposte da inviare alle istituzioni per il miglioramento dei servizi sanitari. Il dieci marzo c.m. abbiamo partecipato all’incontro col commissario della Asl 8, cui hanno partecipato alcuni sindaci, a porte chiuse . Abbiamo fatto delle domande al commissario e chiesto l’avvio di un tavolo tecnico, ma a tutt’oggi non abbiamo ancora avuto nessuna risposta.
Quali sono le conseguenze di questo ridimensionamento?
Ci troviamo in zona disagiata a più di un’ora di distanza dal primo posto di pronto soccorso, rischiamo di arrivare morti a destinazione, quindi vogliamo sapere con certezza ciò che hanno deciso per noi, a chiare lettere, nero su bianco. Abbiamo creduto troppe volte a chi non ha mai detto la verità, e ha cercato di manipolare le cose a suo favore, firmando atti aziendali senza curarsi del benessere dei cittadini. Ora non ci crediamo più vogliamo essere parte attiva e informati di ciò che hanno decretato per noi! Il silenzio assordante prevede sempre una tempesta e noi non vogliamo che i nostri malati e le fasce più deboli della cittadinanza vengano privati dei loro diritti in nome di una razionalizzazione della spesa pubblica che non tiene conto dei diritti dei cittadini e del loro benessere. La lotta continua il 21 marzo c.m. con la seconda assemblea civica, all’hotel Corallo, ore 16.00, per informare la cittadinanza di ciò che è stato fatto e per e sentire il parere dei cittadini sulle proposte da avviare per la tutela dei diritti, anche di un certo peso, se le cose non cambieranno. Siamo persone civili e finora lo abbiamo dimostrato, spero che loro facciano un passo indietro e cerchino di venirci incontro.












