Di Paolo Rapeanu
Passa il tempo, ma oltre le reti metalliche del cantiere dell’hotel Mediterraneo a muoversi è solo la polvere e i rifiuti. Gli operai sono scomparsi già da tempo. Da tanto tempo, esattamente da tre anni e mezzo, settimana più settimana meno. La parte della struttura famosa per il bar, incastonata tra la bellissima basilica di Bonaria e l’altrettanto affascinante passeggiata a mare di Su Siccu, rimane “ingabbiata”. I restanti metri quadri fatti di sale conferenze e camere, invece, semplicemente sbarrate.
La proprietà dell’hotel passa di mano nel 2013, dalla Reistar a un imprenditore russo, Dmitri Goloshchapov. Operai, pale e ruspe fanno la loro comparsa un anno più tardi: poi, il litigio tra il nuovo padrone e un suo socio porta allo stop totale. I mesi e gli anni passano, tutto rimane fermo. Il Comune può fare poco, visto che è un immobile privato. Impossibile andare a battere i pugni per far ripartire i lavori, sullo sfondo resta un edificio famosissimo in tutta Cagliari – ma anche all’estero, visto i tanti ospiti che vi hanno soggiornato nei decenni – in balìa del degrado. Beffa finale: sulla porta girevole dell’ingresso di viale Diaz, campeggia un cartello che annuncia la riapertura dell’albergo per “maggio 2015”. Ventotto mesi fa. A ottobre 2017, lo scenario è totalmente opposto.








