Bolletta mensile e “colpo al cuore” per Michele Piras, 50 anni, di Assemini, titolare di una lavanderia self service: “428,32 euro”. E le voci scorporate fanno ancora di più imbestialire l’imprenditore: “Il costo dell’energia realmente consumata è di 125,50 euro. Tutto il resto sono servizi di rete, accise e addirittura ben settantasette euro e ventiquattro centesimi di Iva”. Nel mese di aprile, causa Coronavirus, “l’incasso finale è stato di circa novecento euro, quando solitamente è almeno il triplo. Come può uno pensare di poter continuare a lavorare quando la metà del guadagno se ne va per una bolletta? Per non parlare di quella dell’acqua”, sottolinea Piras.
“Più lavoro meno pago corrente, per via dei costi fissi: ho sempre le luci e le telecamere accese, e consumano anche le macchine lavatrici. Il problema sono tutte queste voci extra: è così che si pensa di aiutare un onesto cittadino a lavorare?”.










