C’è un aspetto, il più triste di una vicenda in sé già tristissima. Un aspetto che fotografa un’umanità disumana, assuefatta al peggio, incapace di compassione e pietà. Un’umanità che di umano non ha proprio più nulla in una società che ha perso il senso dell’essere società.
Una ragazzina picchiata brutalmente da tre ragazze, due minorenni e una di 21 anni, perché era riuscita nell’impresa fallita a una delle tre: conquistare il ragazzo che le piaceva. Per questo è stata picchiata, presa a calci, con i capelli strappati e la mandibola fratturata. Per questo è stata umiliata per giorni sui social. Per questo è rimasta ostaggio di un branco al femminile in una sera qualunque, mentre stava per prendere un autobus in quella piazza Matteotti che nonostante proclami e promesse è rimasta esattamente come è: un luogo buio, insicuro, pieno di insidie, gestito da spacciatori di droga e inavvicinabile alla gente normale. Luogo simbolo del degrado di Cagliari, purtroppo non l’unico, insieme a viale Trieste e via Sant’Avendrace, per non parlare di piazza del Carmine. Ma tant’è, nonostante il palazzo comunale si affacci proprio lì, nulla è stato fatto per rendere piazza Matteotti quanto meno accettabile. Intanto, accadono cose come quella che è accaduta. Storie brutali che hanno come protagoniste ragazzine e ragazzini, spesso ubriachi e sicuramente lasciati a briglie sciolte da genitori irresponsabili.
Ma i passanti. I passanti, che pure come dice la polizia sono stati parecchi. Hanno visto i capelli strappati e i calci sferrati, hanno sentito le urla, hanno toccato con mano il degrado, becero. Eppure. Eppure nessuno ha pensato neanche di fare una telefonata, figuriamoci provare a fermarle. La polizia lo dice chiaro: nessuno, nessuno ha chiamato i soccorsi. A lanciare l’Sos è stata la vittima. Perché sennò nessuno avrebbe saputo nulla.
E questo, è davvero quello che fa più male. Una ragazzina lasciata alla furia cieca e feroce di tre bulle, una ragazzina che sarebbe potuta essere la figlia o la nipote o la sorella di chiunque.
Inorridiamo per la guerra, preghiamo per la pace, invochiamo umanità. E fingiamo lacrime e dolore e compassione. Ma di fronte alla guerra che si consuma sotto i nostri occhi, a portata di mano e di telefono, ci giriamo dall’altra parte.
Che vergognoso, incivile orrore.












