Ostentare delude, l’amore smuove montagne. Se pur con dispiacere chiudiamo la saga della Signora Tanto La Sdraio e dell’ignobile compagno, il Signor Tanto Lo sdraio. Certo è una stupidaggine, qualcuno ne ha riso, altri hanno criticato definendola scemenza e sono, come sempre, i più rumorosi. Il primo ad ammetterlo: la saga, è “Saga-zzara manna”. Com’è finita? In maniera tragica che poco ha di comico, con la distruzione della Signora La Sdraio e del distinto Signor Lo Sdraio. E’ finita, come doveva finire, terminandoli entrambi. Nessuna commozione per le gambe abbronzate color mogano, parti nere e castane, occhi e orecchie che non vedono e non sentono. L’atto finale non poteva che essere definitivo, conseguente dopo averci rotto la schiena e le dita: rapimento, bastonate e al rogo, senza ardore, arsi sia La Sdraio sia Lo Sdraio. Ilarità e l’autoironia sono un terreno impervio che, comunque va percorso, interamente, dipende solo se si è in grado. Le emozioni, d’odio e amore, di guerra o pace, d’invidia o gelosia, si diffondono dalla rete, nei luoghi di lavoro, nei ritrovi di svago, nel web. Più che in passato s’incontrano e si scontrano, molto perché i rapporti sociali sono frequenti. In passato in tragitto era lavoro, casa lavoro, era il normale procedere delle giornate. Nulla è cambiato dalle sabbie candide e bianche alle sabbie mobili, in cui continuiamo a sprofondare senza valori e rispetto. Il “vedrai che La Sdrai”, o “vedrai che la corichi” o “vedrai che la stendi” non è purtroppo cambiato, non è sinonimo d’amore ma l’esatto contrario, misurare in tacche la predominanza. Da ragazzino, con circospezione, ascoltavo il vantarsi delle innumerevoli conquiste di taluni avventori della Piazzetta. Poi capitava di sapere che i racconti delle mirabolanti avventure erano solo invenzioni. Romanzi di vita, sbruffonate di acchiappi presunti di chi poco praticava e molto vantava. Pretendendo oltretutto gli stessi atteggiamenti, con risatina sarcastica di contorno. Mah! Come celebra in un suo brano Luciano Ligabue: “Mentre Mario sbatte lo straccio nel banco del bar, rientra un frequentatore..che fa un numero proprio esagerato”. Forse la sdraiata lui, ma può essere che l’abbia sdraiato lei magari, per così dire, si sono sdraiati insieme. Lasciando al loro privato e in silenzio la felicità di scambiarsi un atto d’amore, un bacio, di stringersi. Pensando alla magnificenza dell’atto. Purtroppo siamo ancora all’invidia e, per contro il vanto di vicende private, belle e indimenticabili. Cari, fate l’amore e gioitene senza peccato, abbracciate e stringete chi amate anche solo un istante. Quello si, non riusciremo mai a scordare. Piccoli uomini e donne crescono, godono nel corpo, nella mente e nell’animo. Senza réclame, senza ostentazione. Che La Sdraio e Lo Sdraio vadano in pace, li salutiamo. Bruciano ambedue al Colosseo. Grazie a loro ci sarà sempre qualcuno che si riscalderà al loro fuoco. A noi rimane godere di un istante, come fosse l’ultimo, amare come fosse sempre la prima volta. Tenendosi tutto dentro, senza mettere via nulla, custodendolo tutto come il bene più prezioso. Amare ogni cosa in ogni dove. E’ eterno, perfino se dura un istante in posizioni sdraiate, in piedi, seduti o coricati. Pace, amore, libertà e silenzio. Love and peace. Gianfranco Carboni













