L’addio ad Emilio, l’ultimo ciabattino di Assemini: la memoria di una comunità nelle mani di un uomo semplice. Lutto in città per la scomparsa di Emilio Arangino, “era il custode silenzioso di un mestiere nobile e di un’epoca che, lentamente, si allontana dalla nostra memoria” racconta Veronica Matta.
Un uomo semplice, ben voluto da tutti, Emilio, l’ultimo ciabattino di Assemini, se n’è andato all’età di 93 anni, lasciando un vuoto profondo in una comunità che, oggi più che mai, sente il bisogno di ricordare le proprie radici. Le parole di Veronica Matta, presidente dell’associazione Sa Mata e asseminese di cuore, rendono giustizia alla figura di Emilio: «Hai scritto una pagina di Assemini che rimarrà impressa nelle nostre anime».
Emilio non era solo un artigiano. La sua bottega di via Principe di Piemonte, nel cuore del centro storico, era un punto di riferimento per tutto il quartiere. Per i bambini curiosi che si affacciavano alla sua porta, per i vicini che portavano scarpe consumate o borse scollate, per chi cercava non solo un riparo per i propri oggetti, ma anche un sorriso, un consiglio o un gesto gentile.
La Assemini di un tempo, quella di 7.000 abitanti, viveva anche attraverso figure come Emilio, che rappresentavano il senso più puro di comunità. Oggi, con i suoi 25.000 abitanti, il paese si ferma a ricordare quell’uomo che, in silenzio, con le mani sporche di colla e cuoio, incarnava valori che sembrano ormai lontani: il rispetto per ciò che si possiede, la cura per il lavoro ben fatto, la bellezza di dare una seconda vita agli oggetti.
«Emilio credeva nel riciclo e nel rispetto di ciò che abbiamo. Ogni oggetto che passava per le sue mani era un simbolo di un mondo che sapeva non sprecare, ma valorizzare», racconta Veronica. Non era solo un ciabattino, ma un artigiano del tempo, capace di rendere prezioso il quotidiano e di dare dignità anche a un paio di scarpe rovinate.
La sua perdita non è solo quella di un uomo, ma di un pezzo della memoria collettiva di Assemini. Emilio rappresentava l’ultimo baluardo di un mestiere antico, che con lui si spegne, lasciando però un’eredità di valori e ricordi che continueranno a vivere.
«Riposa in pace, signor Emilio», hanno scritto in molti sui social e nei messaggi di condoglianze. «Sei stato una guida silenziosa per tutti noi, con il tuo lavoro e il tuo esempio».
E così, mentre il paese saluta il suo ultimo ciabattino, Veronica Matta ci invita a riflettere su ciò che Emilio ha rappresentato. «Non dimentichiamo chi siamo e da dove veniamo. Le mani di Emilio raccontavano una storia che dobbiamo custodire per capire dove stiamo andando».
Oggi Assemini è più grande, ma forse anche più distante da quella semplicità che Emilio incarnava. Ricordarlo significa mantenere vivo un legame con il passato, con quella comunità che ha fatto grande il paese attraverso uomini come lui.










