Più di 8000 mila persone hanno voluto salutare la giovanissima Giulia Cecchettin, alla Basilica di San Giustina a Padova. Migliaia di persone sono giunti fuori dalla chiesa hanno seguito le esequie dai due maxischermi installati. Mons. Claudio Cipolla, vescovo di Padova, si è rivolto ai giovani durante l’omelia: “Potete amare meglio e di più”. Presenti alle esequie delle giovane anche il Ministro della Giustizia Carlo Nordio, come rappresentante del Governo, e il Presidente della Regione Veneto Luca Zaia. Assente per motivi istituzionali la Premier Giorgia Meloni, che ha comunque voluto omaggiare Giulia con una grande corona di rose.
Il freddo pungente non ha fermato le tante persone, fra cui tantissimi giovani universitari come Giulia, che hanno voluto salutarla per l’ultima volta. Lacrime e commozione inevitabili di fronte a un dolore struggente che spezza il fiato. Giulia che è diventata simbolo forte, dolce e allo stesso tempo amaro di una lotta culturale e sociale che non può lasciarci indifferenti. Lei, che per una settimana abbiamo tutti sperato è pregato tornasse a casa. Che è diventata figlia, nipote, sorella e amica di tutti e della quale abbiamo imparato ad amare il suo sorriso così pulito.
Alla conclusione della cerimonia è il padre di Giulia, Gino, a darci conforto in un momento in cui tutti ci siamo sentiti smarriti. Una lettera che Cecchettin ha voluto scrivere per salutare sua figlia, intrisa di amore, rispetto, dignità. Ma soprattutto un messaggio sociale altissimo.
“Il femmincidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime di coloro che avrebbero dovuto amarle; invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi, fino a perdere la loro libertà, prima di perdere anche la vita. Come può accadere tutto questo. Come può essere successo a Giulia?”. Ci sono tante responsabilità – ha aggiunto – ma quella educativa coinvolge tutti. Mi rivolgo per primi agli uomini: per primi dobbiamo dimostrare di essere agenti di cambiamento, contro la violenza di genere. Dobbiamo trasformare la tragedia in una spinta per il cambiamento. La vita di Giulia è stata sottratta in maniera crudele, ma la sua morte può e deve essere il punto di svolta per mettere fine alla terribile piaga della violenza sulle donne”. E poi, le parole che straziano di piu: “Io ti amo tanto, e anche Elena e Davide di adorano, Io non so pregare, ma so sperare. “- conclude papà Gino. “Voglio sperare insieme a te a alla mamma, e a tutti voi qui presenti, che tutta questa pioggia di dolore fecondi il terreno delle nostre vite, e un giorno possa germogliare, e produca il suo frutto di amore, di perdono, e di pace. Addio Giulia, amore mio”.













