Macellaio da decenni e, dal 1992, “donatore” dei buoi che guidano il cocchio con sopra la statua di Sant’Efisio: Gianni Cabras, 62enne di Monserrato, ieri era accanto all’animale che è scivolato sul sagrato della chiesetta di Stampace. La caduta del bue ha portato la Lav a scrivere un comunicato di fuoco: “Buoi sfruttati, caduti, con occhi tristi e rassegnati”. E la polemica è esplosa proprio in un primo maggio da record per quanto riguarda la presenza dei fedeli lungo il tragitto cagliaritano compiuto dal santo: “Gli animalisti hanno detto un mucchio di fesserie, tipico delle malelingue. I miei buoi, Faidibbiri e Acchinisesi, per me sono come figli. Ieri, quando Faidibbiri è caduto, gli ho subito prestato soccorso, guardandolo negli occhi come si guarda una persona e sincerandomi che stesse bene”, spiega Cabras. E la bestia, dopo pochi minuti, ha ripreso a camminare. “E ci mancherebbe altro, infatti non è successo proprio niente. Siamo stati bersagliati di accuse ingiuste e infondate, vergognoso”, tuona il 62enne.
“I due buoi hanno sei anni e anche l’anno scorso hanno partecipato a tutte le giornate di festa di Sant’Efisio. Vivono in sicurezza, seguiti e coccolati nel mio terreno a poca distanza dal Policlinico Universitario”, afferma Cabras, che lancia anche un consiglio-sos agli organizzatori della sagra del martire guerriero: “La pavimentazione esterna della chiesetta è troppo scivolosa, bisogna assolutamente mettere un tappeto. Gli zoccoli degli animali sono controllati molto spesso, ma quel terreno è troppo scivoloso”.









