La rabbia di Alberto, barista: “Chiosco chiuso in viale Buoncammino. Colpa delle radici”

Alberto Dessì, dal 1984, gestisce due strutture nella porzione della passeggiata mai riqualificata dal Comune: “Spesi 300 milioni delle vecchie lire per un chiosco che non posso utilizzare, ho dovuto licenziare tre persone. Qui è un deserto, in estate non c’è manco un bambino che compra un gelato”. GUARDATE il VIDEO con tutta la rabbia dell’imprenditore


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Di Paolo Rapeanu

Una lunga parte del viale Buoncammino, nell’area davanti all’ex carcere dal futuro incerto, vive in un presente fatto di pieno degrado. Pavimentazione spaccata dalle radici e buche ovunque: e i cagliaritani, già da tempo, hanno abbandonato l’idea di frequentare i chioschi presenti. Lo sa bene, a sue spese, Alberto Dessì: dal 1984 è il proprietario di due strutture. Una sola è aperta, “e l’aria che tira è brutta, a parte qualche persona all’ora di pranzo e di cena è il deserto, in estate non si vende più manco un gelato”, mentre l’altra è sbarrata da cinque anni: “Impossibile aprire la serranda per colpa delle radici, mi è costata trecento milioni delle vecchie lire e sono stato costretto a licenziare tre dipendenti”, afferma, arrabbiato, l’imprenditore.
“Il Comune promette da vent’anni una riqualificazione, qui non c’è manco un lampione. I clienti non sono più quelli di un tempo, fino a quindici anni fa ogni sera d’estate c’era il pienone. Pensionati, bambini con famiglie, studenti, tutti scomparsi”, prosegue Dessì, “gli affari sono in netto calo”.


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