Mosca sparalarve in Sardegna, il tema è caldissimo. Dopo il caso del 22enne di Samassi “colpito” ad un occhio dai vermi e le dichiarazioni dell’oculista che ha trattato il suo caso, interviene anche uno tra i massimi esperti del settore nell’Isola. Antonio Scala, docente ordinario di parassitologia presso il dipartimento di Medicina veterinaria dell’Università di Sassari, è netto nel far capire che non è facile poter debellare l’insetto: “La mosca colpisce quasi il cento per cento dei capi ovini in Sardegna, svolte l’intero ciclo larvale nei tessuti di animali vivi”, a differenza di altre specie. Le larve trascorrono del tempo “nei seni e nelle cavità nasali degli animali dove, grazie alle loro spine, provocano una costante irritazione della mucosa”. Una “coabitazione” tutt’altro che normale che va avanti per molti mesi, sino all’estate. Poi, “le larve fuoriescono e sfarfallano” mentre la mosca “vive solamente due settimane”, il tempo giusto per “lanciare” i vermi verso gli animali e, purtroppo, anche verso l’uomo. “Nel corso degli ultimi anni abbiamo avuto la segnalazione di ben tre casi in turisti anche in zone balneari”, afferma il professore.
“Purtroppo, come altre malattie parassitarie degli ovini, talvolta anche caratterizzate da importanti ripercussioni per l’uomo”, il problema della presenza della mosca sparalarve “viene scarsamente presa in considerazione per ciò che concerne soprattutto l’attuazione di adeguati interventi profilattico-terapeutici”. Tradotto: la prevenzione, nell’Isola, è ancora poca. Se venisse fatta, stando all’analisi di Scala, “contribuirebbe in modo significativo a migliorare quanti-qualitativamente le produzioni, il benessere animale e anche il rischio di coinvolgimento delle persone”. E i ricercatori universitari dell’ateneo turritano, intanto, si danno da fare per contattare tutti gli oculisti sardi. A spiegare meglio tutto ci pensa Antonio Varcasia, docente parassitologo: “Abbiamo pubblicato recentemente un articolo, destinato a medici specialisti di un caso molto complicato avvenuto in Corsica e stiamo cercando di condurre una indagine con i medici di guardia ed oculisti sia qui in Sardegna che in altre località del mediterraneo, per poter capire e quantificare i casi umani da ‘Oestrus ovis‘, in maniera da dare formazione sulla malattia, prevenirla e fornire anche informazioni sul trattamento. Chi volesse contribuire con la sua esperienza clinica può farlo attraverso questo sondaggio (link): ci vogliono 10 minuti di tempo ma può servire per dare più conoscenza sull’argomento e limitare al massimo i casi come quello avvenuto pochi giorni fa”.












