È andata in pensione sfruttando quota cento, ha avuto la prima mensilità a giugno 2022 e a settembre ha inoltrato la richiesta all’Inps per il conteggio del trattamento di fine servizio, 39mila euro. Maria Patrizia Cabiddu, 64enne di Serdiana, è però sinora rimasta a bocca asciutta. Nel mirino finisce ancora una volta l’Inps: “Avrebbero dovuto rispondermi entro novanta giorni, cioè a dicembre dell’anno scorso. Invece, hanno terminato i calcoli solo a marzo e quando sono andata in banca ho scoperto che avrei potuto chiedere un anticipo ma i tassi sono passati dallo 0,4 al 3,89. In pratica, per avere ciò che mi spetta devo spendere 5700 euro anziché solo 1800”, racconta la donna. Ma il peggio deve ancora arrivare: tra ritardi nelle risposte e telefonate a vuoto, pochi giorni fa ha ricevuto una email dall’Inps.
“Mi hanno comunicato che non possono produrre la certificazione richiesta perché non hanno ricevuto i dati da parte della mia amministrazione. Prima, però, mi avevano detto che era tutto a posto”, prosegue la Cabiddu, che ha già segnato nel calendario la data del prossimo dodici ottobre: “Quel giorno dovrebbe arrivare il via libera dall’Inps, ma ho già capito che rimarrà un miraggio: la nuova email blocca tutto il procedimento, potrebbero volerci altri 180 giorni e i soldi che mi spettano continuano a restare bloccati. Spero che quanto prima la stessa Inps ponga rimedio a quella che, per me, è un’ingiustizia”.












